DEBITO PUBBLICO, ECCO PERCHé L’ITALIA PAGA PIù INTERESSI DI FRANCIA E GERMANIA

Sergio Mattarella riporta il debito pubblico italiano al centro della discussione politica. Lo fa al Forum di Cernobbio dove evidenzia, tra le altre cose, come “Abbattere il debito è necessita ineludibile, paghiamo interessi più di Francia-Germania messi insieme eppure l’Italia è un pagatore affidabile”. Ancora, “l’andamento dei tassi è un termometro opinabile”. Cerchiamo dunque di capire perché accade questo e come mai i mercati finanziari sono cosi “severi” con il nostro Paese da imporci, in media, un tasso di interesse più alto per finanziare il nostro debito pubblico.

I numeri

Nel corso del 2024 il debito pubblico italiano raggiungerà la cifra record di 3mila miliardi di euro. Entro la fine dell’anno, l’esposizione sui mercati del nostro Paese arriverà ad un livello mai visto prima. Il rapporto tra debito e prodotto interno lordo, indice che serve per comprendere la sostenibilità stessa del debito, arriverà al 143,4 per cento. Cosa vuol dire? Per ogni euro di ricchezza che produciamo in Italia, abbiamo un debito pari a 1,43 euro. Una somma enorme che rappresenta un vero e proprio macigno sia per la programmazione della politica economica del governo che per le generazioni future.

A questo aggiungiamo che nel corso dell’anno, il sistema Paese pagherà interessi per circa 96 miliardi di euro. Una cifra che, come ricorda Mattarella, è pari al livello di interessi pagati da Francia e Germania messi insieme. Parigi, infatti, paga sul proprio debito circa 58 miliardi di euro l’anno. Berlino ancora meno: nel corso di quest’anno, pagherà meno di 36 miliardi di euro. Perché questa enorme discrepanza tra Italia, Francia e Germania? La cosa colpisce ancora di più se si osserva, in termini assoluti, il debito francese che è al di sopra già dei 3mila miliardi di euro. La valutazione dell’indebitamento, però, non si fa in termini assoluti ma comparata alla ricchezza nazionale. Ecco dunque che il rapporto tra debito e pil francese è pari a circa il 104 per cento, cioè quaranta punti percentuali in meno di quello italiano.

Agenzie di rating

Il tasso di interesse da applicare al debito pubblico lo fa il mercato. In pratica, lo Stato italiano periodicamente emette titoli di debito: Btp, Bot, e cosi via. Gli operatori di mercato decidono a che “tasso di intesse” sono disposti a pagarlo. Il tasso è determinato dallo spread esistente tra i titoli di Stato italiani e i Bund tedeschi (considerati dal mercato come “sicuri” e sempre rimborsabili) più un “prezzo di mercato” determinato, ad esempio, dal tasso di sconto applicato dalla Bce. Non solo. Un ruolo fondamentale lo giocano le agenzie di rating. Ne esistono diverse ma le più influenti sono le “tre sorelle”: Moody’s, Standard and Poor’s e Fitch. Il loro giudizio è quello più ascoltato dal mercato.

Nonostante in passato non si siano accorte ad esempio, dei conti drammatici di alcune grandi banche (si veda il fallimento di Lehman Brothers) o della situazione di alcuni Stati (come la Grecia), le agenzie grazie all’assegnazione del rating determinano l’affidabilità finanziaria di una Nazione. Attualmente, l’Italia ha rating molto bassi che giustificano i tassi di interesse più alti pagati sul mercato. Questo meccanismo (spread, agenzie di rating e decisioni di politica economica) porta il livello di interesse medio pagato dall’Italia al di sopra del 4 per cento, uno dei rendimenti più alti in Europa.

Giro di vite sul bilancio

Togliere 96 miliardi di euro ogni anno dal Bilancio dello Stato vuol dire garantire meno investimenti in sanità, sicurezza, opere pubbliche, sviluppo delle imprese e assistenza sociale. Basti pensare che il livello di interessi pagati equivale oramai a tre finanziarie fatte in un anno dal Governo. Per abbattere gli interessi, bisogna tagliare il debito pubblico. È una battaglia che si sta portando avanti da molti anni con poca fortuna. Sarebbe necessario garantire un avanzo primario (differenza tra entrate e uscite) da destinare all’abbattimento del debito. Solo cosi si può migliorare la traiettoria dell’indebitamento italiano. Senza contare il ruolo della Banca Centrale Europea la quale ha rialzato i tassi di interessi per sconfiggere l’inflazione. La crescita dei tassi ha inciso negativamente anche sul “prezzo” dei titoli di Stato facendo salire la loro quotazione.

Il debito pubblico italiano è diventato cosi elevato a causa di anni di gestione scellerata della cosa pubblica. Dalla fine degli anni Settanta e fino alla metà degli anni Novanta, la disciplina di bilancio italiana è stata solo sulla carta. Il risultato? Una ipoteca sul futuro di questo Paese. Attenzione però ai tagli con la scure. Li abbiamo sperimentati già con il Governo Monti e il risultato è stato deprimere l’economia e far piombare il Paese in un decennio di depressione finanziaria. Un taglio intelligente del debito si potrebbe fare agendo sulle spese improduttive (scontentando qualche lobby) e facendo aumentare pil e produttività: la crescita è il miglior alleato di una seria politica di controllo della spesa.

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