Nel periodo 2024-2028, le imprese e le pubbliche amministrazioni italiane avranno bisogno di un numero di lavoratori compreso tra 3,4 e 3,9 milioni, a seconda dello scenario economico. La maggior parte della domanda (fino all’88%) sarà causata dalla necessità di sostituire i lavoratori in uscita, mentre la crescita netta dell’occupazione varierà tra 405.000 e 832.000 unità. Un contributo determinante è atteso dall’attuazione del Pnrr, che potrebbe creare circa 970.000 nuovi posti di lavoro. I settori più beneficiati saranno finanza, consulenza, commercio, turismo, formazione, costruzioni e servizi.
Sono le stime che provengono dal report “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2024-2028)”, realizzato da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro.
Nello migliore delle ipotesi, la Lombardia guiderà il fabbisogno occupazionale nazionale con 709.000 nuovi lavoratori, pari a oltre il 18% del totale. Seguiranno il Lazio con 391.000 occupati (10,1%), il Veneto e l’Emilia-Romagna con circa 326.000 ciascuna (8,4%) e la Campania con 312.000 occupati (8,1%).
Nei prossimi cinque anni, si stima che il fabbisogno di lavoratori immigrati nei settori privati raggiungerà circa 640.000 unità. L’agricoltura richiederà la percentuale più alta di lavoratori stranieri (35%), seguita dall’industria (28%). A livello di filiera, il settore della moda avrà la maggiore incidenza di personale immigrato (45,7%), seguito da mobilità e logistica (33%), agroalimentare (32,1%), legno e arredo (29,9%) e costruzioni e infrastrutture (29,4%).
Nel prossimo quinquennio, si prevede che il 37-38% del fabbisogno occupazionale richiederà una formazione terziaria, come laurea o diplomi ITS Academy o AFAM, mentre il 47-48% dei lavoratori dovrà avere una formazione tecnica o professionale di livello secondario.