TURISMO, LA TASSA DI SOGGIORNO PESA SUI VIAGGI DEGLI ITALIANI

Il turismo in Italia è un settore importante dell’economia. Il nostro Paese, ricco di città d’arte, attrazioni marittime e di montagna attira ogni anno milioni di visitatori provenienti da tutte le parti del mondo. Ma gli italiani viaggiano in Italia? Non molto. Nel 2023 i viaggi dei residenti in Italia sono stati 52 milioni e 136mila, ancora sotto i valori pre-Covid. Tra i motivi frenanti ci sono i prezzi troppo elevati, compresa la tassa di soggiorno.

Viaggiare in Italia costa caro

Assoutenti, basandosi sui dati Istat riferiti allo scorso anno, ha reso noto una serie di rincari relativi al comparto “vacanze”. Gli alberghi e motel sono aumentati del 14%; i villaggi vacanza del 5,7%; i ristoranti del 5,3%; i pacchetti vacanza nazionali del 16,1%; i parchi divertimento dell’8,5%; i musei e i monumenti storici del 3,2%; i pedaggi dell’1,6%; i parcheggi del 2,4%; il trasporto ferroviario del 4,9%; autobus e pullman del 3,4%; i voli nazionali del 37,8%; i voli europei del 16,4% e i voli internazionali del 10,8%.

Cos’è la tassa di soggiorno

Al traporto, vitto e alloggio va poi aggiunta anche la tassa di soggiorno, un’imposta che i comuni possono chiedere ai turisti che prenotano una struttura ricettiva. Esiste dal 2011 ed è stata pensata per aiutare a finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali.

Chi chiede la tassa di soggiorno

Inizialmente non tutti i Comuni italiani aderirono, ma con il passare del tempo, e capito il potenziale introito, furono sempre di più. Si è passati così da 13 il primo anno alle 1.011 amministrazioni di oggi, a cui vanno aggiunte le province autonome di Trento e Bolzano. L’Osservatorio Nazionale sulla Tassa di Soggiorno ha calcolato che la tassa di soggiorno ha prodotto un di 702 milioni di euro nel 2023 (+9,5% rispetto al 2022), che saliranno oltre gli 800 nel 2024.

Come viene calcolata

Il calcolo dell’imposta non segue un modello unico di calcolo. C’è il Comune che stabilisce una quota fissa differenziata per tipo di struttura ricettiva e chi, invece, indica una quota in base al costo della camera. Ci sono poi anche amministrazioni che fissano una quota uguale per tutti. Dal 2023 c’è la possibilità di aumentare la tassa, fino a un massimo di 10 euro.

Roma, il Comune più ricco

La città che raccoglie più soldi con la tassa di soggiorno è Roma. Nella capitale chi dorme in una struttura 5 stelle paga 10 euro a notte e in media il contributo è di 5,50 euro, in aumento rispetto allo scorso anno. A Firenze, per fare un altro esempio, il Comune ha aumentato il tetto massimo fino a 8 euro. Anche a Milano la tariffa si è alzata: gli alberghi 3 o 4 stelle chiedono ora 4,50 euro.

La tassa di soggiorno all’estero

Questa imposta non è una prerogativa tutta italiana. La tassa di soggiorno esiste anche in Costa Azzurra, dove continua ad aumentare di anno in anno, o a Formentera, dove è raddoppiata la tassa di circolazione per chi entra con la propria auto o moto. In aumento l’imposta anche a Barcellona. In Norvegia, invece, si sta pensando di introdurla.

(Foto copertina: credit agenzia iStock)

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