STOP BENZINA E DIESEL 2035, BRETON: “L’EUROPA NON è PRONTA A DIRE ADDIO ALLE ENDOTERMICHE”

L’allarme sulle auto elettriche e sulla loro diffusione a rilento che dovrebbe condurre l’Europa verso la transizione ecologica della mobilità questa volta arriva direttamente da Bruxelles. Sono le parole di Thierry Breton, commissario al Mercato Interno e all’Industria dell’Unione Europea, a mettere in dubbio lo stop europeo alla vendita di nuove auto a benzina e diesel nel 2035.

 

Sostenuto dai risultati di un’analisi realizzata dai funzionari della direzione generale Mercato interno e Industria, guidata da lui stesso, Breton, parlando con la testata Politico, ha sottolineato i pesanti ritardi con i quali l’Europa sta facendo i conti nelle sua affannosa corsa verso la mobilità a zero emissioni ed ha ribadito la necessità che la Ue apporti degli aggiustamenti per centrare gli obiettivi al 2035 fissati dal Green Deal.

Dopo i tanti avvertimenti lanciati da costruttori e manager dell’automotive, ora anche a Bruxelles, pur se in ritardo, si sono accorti delle grosse difficoltà a rendere pratico e concreto il percorso di transizione all’elettrico. Ostacoli e rallentamenti che invitano dunque ad affrontare in modo lucido e pragmatico il bando alle endotermiche dal 2035, come ha affermato Breton: “Il Green Deal non sarà raggiunto con la bacchetta magica o con un ordine esecutivo di Bruxelles. Tutte le condizioni abilitanti devono essere soddisfatte”.

Cinque grandi problemi che frenano la transizione

Condizioni che però al momento sono lontanissime dall’essere soddisfatte, come emerge dal nuovo documento approntato dalla direzione diretta dal commissario francese e che individua cinque grandi problematiche che confermano quanto l’Europa sia lontana dall’essere pronta per vietare le auto con motore a combustione.

Il ritmo d’adozione a rilento è il primo problema citato nel report di Bruxelles. “Le vendite di nuovi veicoli elettrici, – si legge nel documento – stanno aumentando, ma dovranno crescere di sette volte entro il 2035 per soddisfare la domanda prevista”. La seconda questione è relativa ai prezzi elevati delle vetture elettriche e dunque alla loro accessibilità: “Solo sei modelli sono venduti a meno di 30.000 €, di cui tre cinesi. Alla data del 1° gennaio 2024, non risultano vetture con un prezzo medio inferiore ai 20.000 €, incentivi esclusi”. Il terzo freno alla diffusione della mobilità elettrica riguarda le infrastrutture: anche se in aumento, non sono distribuite in modo omogeneo, con “il 61% dei punti di ricarica concentrati in tre Paesi Ue”, ed inoltre non si sa, per mancanza di dati, quanto la rete sia adeguata alle effettive “esigenze di ricarica”.

Il quarto ostacolo è rappresentato dalle implicazioni sull’occupazione e sulle competenze, con il documento che parla di “recente decremento” della forza lavoro nell’industria dell’auto e della necessità, entro il 2027, di riqualificare e formare almeno 700.000 lavoratori. La quinta problematica è legata alle materie prime carenti, sottolineando la necessità di accelerare la costruzione delle gigafactory già annunciate e l’insufficienza della capacità produttiva di anodi e catodi che rischia di alimentare “gravi dipendenze” relative alla fornitura dei componenti delle batterie.

Il pericolo Cina

Il commissario Breton ha affrontato anche la questione delle concorrenza cinese, sottolineando come la Cina “stia prendendo il sopravvento”. Elemento sul quale anche il documento di Bruxelles parla chiaro: “Le elettriche made in China stanno aumento in esponenziale”, come conferma la quota di mercato passata dall’1% del 2021 al 20% del 2023. “Non possiamo misurare il successo verso la mobilità a zero emissioni solo in base al numero di BEV vendute”, conclude Breton. “Ed è preoccupante che un’auto elettrica su cinque venduta nell’Ue l’anno scorso sia stata prodotta in Cina”.

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