NEL MONDO 3 LAMPADINE SU 10 SI ACCENDONO CON LE RINNOVABILI, FOSSILI IN CALO

Nel 2023 le fonti rinnovabili hanno superato per la prima volta la soglia del 30% di elettricità prodotta a livello globale. Oggi le fonti fossili valgono ancora il 61% della torta elettrica, ma sono in calo; le rinnovabili hanno superato quota 30%, e continuano a crescere; il nucleare è fermo al 9%. Sono i numeri contenuti nel rapporto del think tank globale sull’energia Ember appena uscito.

La velocità della crescita delle energie rinnovabili rappresenta l’elemento principale dell’analisi: dal 2000 a oggi sono passate dal 19% a oltre il 30% dell’elettricità globale, guidate da un aumento del solare e dell’eolico schizzati nello stesso periodo dallo 0,2% al 13,4%. Ma l’altra novità importante è l’effetto di questo processo. Secondo Ember l’intensità di CO2 della produzione globale di energia ha raggiunto il minimo storico nel 2023 e probabilmente già quest’anno la produzione fossile inizierà a diminuire segnando un calo del 2% a livello globale.

La transizione energetica avrebbe potuto essere ancora più veloce nel 2023 se non ci fosse stata un’alterazione del ciclo idrico (in linea con le previsioni legate alla crisi climatica) che ha fatto toccare alla produzione idroelettrica il minimo degli ultimi cinque anni a causa della siccità in Cina e in altre parti del mondo.

L’acqua resta ancora la principale fonte di energia rinnovabile, ma è il solare il principale motore della crescita dell’energia pulita: nella capacità produttiva elettrica creata nel 2023 ha pesato più del doppio rispetto al carbone (che tuttavia è cresciuto dell’1,4% a causa del deficit di energia idroelettrica, anche se la sua quota nel mix energetico è scesa dello 0,3%). È il diciannovesimo anno consecutivo che il solare mantiene lo status di fonte di elettricità in più rapida crescita.

“Il calo delle emissioni del settore energetico è ormai inevitabile”, ha dichiarato Dave Jones, direttore degli approfondimenti globali di Ember. “Il 2023 è stato probabilmente il momento cruciale: ha segnato il picco delle emissioni nel settore energetico, ma ha rappresentato un importante punto di svolta nella storia dell’energia. Ora il ritmo con cui le emissioni diminuiranno dipende dalla velocità con cui continuerà la rivoluzione delle energie rinnovabili”.

Per rendere credibile l’obiettivo di fermare la crescita della temperatura a 1,5 gradi sopra il livello pre industriale bisognerebbe rispettare l’accordo firmato dai leader mondiali alla conferenza Onu sui cambiamenti climatici nello scorso dicembre: triplicare la capacità globale di energie rinnovabili entro il 2030. Si raggiungerebbe così il 60% di elettricità rinnovabile entro 6 anni, portando quasi al dimezzamento delle emissioni serra del settore energetico.

“Siamo arrivati a un punto di svolta: le tecnologie obsolete del secolo scorso non possono più competere con le innovazioni esponenziali e con le curve di costo in calo nel settore delle energie rinnovabili e dello stoccaggio”, ha commentato Christiana Figueres, ex segretaria esecutiva della Convenzione quadro Onu sui cambiamenti climatici.

Se il trend è chiaro, meno chiara è la distribuzione dei benefici che la transizione energetica porterà. Ad avvantaggiarsi di più saranno i Paesi che scommetteranno prima e con maggior coerenza sull’economia a zero emissioni nette. Per ora è Pechino a guidare la volata mondiale. La Cina è stata l’azionista di maggioranza assoluta nell’aumento di produzione di energia da sole e vento realizzato nel 2023: ha messo in moto il 51% della nuova produzione solare globale e il 60% della nuova produzione eolica globale. Sul fronte eolico seguono la UE (24%) e il Brasile (7%), mentre su quello solare ci sono ancora l’Unione Europea (12%) e gli Stati Uniti (11%).

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