LA SAGA DEL PNRR, INIZIA L’ULTIMA PUNTATA: IL TABù DEL RINVIO

Nella settimana in cui la Camera ha votato, martedì 16 aprile, la fiducia al quarto decreto legge sul Pnrr (il n. 19/2024, “ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”,) che come i precedenti, ha l’obiettivo di semplificare/accellerare l’attuazione del Pnrr italiano, si apre – forse – l’ultima puntata di quella che Marco Leonardi ha felicemente definito “la saga del Pnrr”.

Dopo le “puntate precedenti”: stesura; start e prima attuazione con il governo Draghi; cambio del governo; cambio della governance del Pnrr; cambio del Piano stesso, adesso sembra iniziare la puntata finale, un incubo per alcuni una salvezza per altri: il rinvio dei termini entro cui chiudere e rendicontare il tutto.

Il 31 dicembre 2026 si avvicina e il chiacchiericcio sulla capacità dell’Italia di riuscire a rispettare questa data entro cui riforme, attività e progetti per circa 200 miliardi di euro, devono essere ultimati e funzionanti, si diffonde con sempre più dubbi. Se da un lato ci sono realtà istituzionali (l’Anci) e private (l’Ance, che nei mesi scorsi intitolava il proprio documento “Pnrr: è ancora presto per arrendersi!”) che chiedono di proseguire l’attuazione del Piano nei tempi stabiliti e di andare avanti con la ricezione delle risorse loro assegnate, dall’altro le preoccupazioni sull’accumulo dei ritardi prendono sempre più corpo.

È stato Giancarlo Giorgetti, in una vicenda che è forse passata troppo sotto silenzio, a parlarne apertamente all’Ecofin del 12 aprile richiamando la necessità di “una riflessione sulla proroga della scadenza del Pnrr”. Il ministro dell’economia del Paese che ha il Piano più grande d’Europa ha detto cioè senza tanti giri di parole che dicembre 2026 va scavallato perché l’Italia potrebbe non farcela a stare nei tempi. Lo stesso Giorgetti ha poi ridimensionato la questione ("ne riparliamo tra un anno. Come in altre situazioni, le posizioni italiane purtroppo all'inizio sembrano isolate o fuori luogo, ma alla fine sono più realistiche di altre"), forse dopo aver visto il muro della Commissione europea che ha ricordato come serva l'unanimità dei 27 Stati membri e la ratifica da parte di tutti i Parlamenti nazionali ed anche la presidenza belga dell'UE, pur riconoscendo che anche altri Stati vorrebbero un prolungamento oltre il 2026, ha ricordato che “siamo ben lontani da un consenso unanime”.

A parte i profili formali, sulla decisione influirà anche l’esito del voto europeo e gli assetti che si determineranno con l’Italia (e la Polonia) interessate a questo dossier. Al netto degli aspetti di legge e di politica, rimane una domanda sullo sfondo: ci è servito impiegare quasi un anno per cambiare il Pnrr italiano (“per farlo correre più velocemente”) se adesso ne ipotizziamo invece lo slittamento? Forse il rinvio è nelle cose ed è anche giusto ma forse il percorso che ci porta a questa posizione ci fa apparire contraddittori. E a Bruxelles questo non aiuta, soprattutto per un programma performance based.

Simile a un fiume carsico che scompare e riappare in base ai tempi semestrali della verifica degli obiettivi e quindi della ricezione di risorse dall’Unione Europea all’Italia, il Pnrr ritorna al centro del dibattito pubblico. Come in una saga, con novità, cambi di assegnazione risorse, scenari e personaggi nuovi: sembrava che la serie si avviasse verso la conclusione ma l’ultima puntata (l’attuazione e rendicontazione) potrebbe non essere l’ultima e rinviare il finale almeno nel tempo. Il futuro non è scritto e nulla è scontato e proprio per questo dovremmo avere sempre a mente – ed affisse in ogni ufficio pubblico – le parole del presidente Sergio Mattarella che meno di un anno fa proprio parlando del Piano diceva “invito tutti a mettersi alla stanga”, ricordando come l’eventuale insuccesso o successo solo parziale del Piano, “sarebbe una sconfitta non solo del governo ma dell’Italia”.

Forse concentrarci sulla attuazione del Piano sarebbe la cosa migliore da fare, probabilmente non avvincente come una serie tv ma certamente utile per tutti gli spettatori: i cittadini.

2024-04-18T11:20:52Z dg43tfdfdgfd