IEA, CONCLUSIONI DEL ERTICE DI PARIGI: “LA TRANSIZIONE VERDE NON CAUSI DRAMMI SOCIALI”

Doveva essere scontato, ma così non è. Lo sviluppo delle energie alternative, la transizione verde, possono provocare danni sociali ed economici a lavoratrici e lavoratori in tutto il mondo. C’è ancora tempo per costruire un’economia sostenibile che non sia iniqua. La Francia è uno dei paesi che più teme questo processo e le proteste passate contro il caro vita e rischi occupazionali hanno lasciato qualche segno. Quanto è veloce la transizione dopo la pandemia e due guerre in atto ? Secondo la banca JP Morgan, lo scenario sta cambiando e in un suo recente report sostiene che l’abbandono delle fonti fossili non è affatto vicino. Gli americani, in fondo, non si sono mai convertiti del tutto alla filosofia verde. Il popolo che sostiene Donald Trump ha grande diffidenza verso un’economia che limiterebbe molte e consolidate abitudini. Negli Stati a maggioranza repubblicana le questioni ambientali praticamente non esistono.

I rappresentanti di 50 paesi,intanto, si sono riuniti proprio a Parigi su invito dell’Agenzia Internazionale per l’energia – IEA – per il primo summit globale sulle transizioni energetiche incentrate sulle persone. E’ la prima volta che accade. Il vertice, dall’altisonante titolo Global Summit on People-Centred Clean Energy Transitions, ha voluto fare il punto su quello che sta accadendo nel mondo. Ci sono preoccupazioni di sommovimenti sociali dovuti alla transizione e alla perdita di posti di lavoro. Interessante quello che per altro verso è stato fatto negli Usa, dove è stata creata una specie di agenzia, l’O*Net, per individuare le competenze e le professionalità più ricercate per la nuova economia.

“Nessuno resti indietro”, la ridondante espressione è stata ripetuta anche a Parigi per trovare poi la sintesi nelle parole del direttore dell’IEA, Fatih Birol: “La transizione avrà successo solo se andrà a beneficio di coloro che ne hanno più bisogno”. Birol ha ragione ma il fatto è che i bisogni aumentano di anno in anno. Da quando si è presa coscienza che il pianeta va salvato, le disuguaglianze sono aumentate. Ed è noto che i paesi industrializzati si muovono verso la decarbonizzazione con tempi più morbidi. Non è solo questione di professionalità o di traumi sociali.

India, Cina, Brasile avanzano

È il denaro che deve essere investito, messo in circolo, in tecnologie e fonti rinnovabili, i rischi sono ancora troppo alti. Nel 2023 nel mondo sono stati investiti 500 miliardi di dollari. Ce ne sarebbero voluti di più per tenere il passo con gli obiettivi Onu per il prossimo decennio. Nel contesto globale, l’Europa cammina in ordine sparso e non è un segnale rassicurante. Le economie di India, Cina, Brasile sono state le più attrattive per i nuovi investimenti. Ma in quei paesi evidentemente la forbice sociale si sta allargando, la crescita delle nuove energie scavalca un passaggio intermedio, contrae occupazione. Ciò nonostante gli stessi paesi siano coalizzati per controbilanciare la forza delle antiche organizzazioni dei paesi occidentali. Non si fa più fatica a ritenere che questi paesi segneranno la nuova frontiera del pianeta.

I partecipanti all’assise parigina si sono sforzati di dire che l’economia sostenibile deve garantire le prospettive dei lavoratori, dei giovani, delle popolazioni indigene per integrarli nei piani di transizione. Bene. Nelle discussioni e nelle analisi si sono accorti, però, che mancava un luogo dove confrontarsi. Per questo è stata proposta una piattaforma, un hub digitale, per capire in particolare come procedono i risultati della Cop28. Quell’evento non è stato il massimo, sulla carta sono stati scritti impegni fondamentali bisogna tenerli a mente, quando si sta già preparando la prossima Cop29 a Baku. L’hub servirà a discutere dei passaggi principali e delle opportunità di ridurre i combustibili fossili e accrescere le tecnologie più avanzate.

Uguaglianza di genere?

“Dobbiamo rimanere concentrati nel garantire che le trasformazioni vadano a vantaggio di tutti, specialmente delle fasce più vulnerabili della società, garantendo loro una vita migliore, una salute migliore e un pianeta migliore”, ha detto ancora Birol. Molto ambizioso anche l’obiettivo di raggiungere un’uguaglianza di genere attraverso la transizione energetica. La complessa vicenda internazionale con paesi che sfruttano risorse naturali per sostenere le vecchie economie, condiziona tutto.

Il mese prossimo, sempre a Parigi, l’IEA ospiterà un vertice sull’Africa con lo specifico riferimento all’uso della cucina nella disponibilità di energia, oggi non concessa a tutti. Milioni di persone in Africa non hanno accesso all’energia elettrica e partendo dalla necessità del cibo cucinato si intende diffondere il modello dei paesi ricchi. L’IEA non vende profezie, ma se il progetto andrà avanti, intere popolazioni saranno sollevate.

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