UN SOCIALISTA A NEW YORK. IN ITALIA NON C'è CHI è DISPOSTO A SEGUIRE IL SUO ESEMPIO

Zohran Mamdani ha vinto le elezioni, ha battuto Andrew Cuomo ed è stato eletto sindaco di New York. Nella città più ricca del mondo, la vittoria di un candidato dichiaratamente Socialista fa rumore.

La sua candidatura ha generato un’enorme attenzione non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo. In Italia è stata molto apprezzata da moltissimi esponenti dei partiti progressisti, ed è stato dato particolare risalto alla comunicazione innovativa della campagna elettorale, al taglio chiaramente rivolto ai giovani, e alla capacità di Mamdani di dominare sui Social Network, raggiungendo milioni di newyorkesi e americani. Ma l’elemento effettivamente innovativo della campagna di Mamdani non è solo una comunicazione fresca e ficcante, ma un’offerta politica molto netta: con slogan chiari, semplici, e nettamente spostati a sinistra.

Mamdani provenendo dall’esperienza dei Democratic Socialist of America non solo si colloca nell’ala più’ a sinistra del Partito Democratico americano, ma è riuscito a portare nel dibattito proposte, temi e idee che anche nel dibattito politico europeo risultano fortemente schierate a sinistra.

La sua campagna elettorale si è basata prima di tutto sul costo della vita: il suo slogan, “una città che ci possiamo permettere” è stato estremamente efficace a New York, una delle città più’ care al mondo, dove il costo medio per affittare un appartamento ha superato i quattromila dollari al mese.

Per affrontare questa crisi Mamdani ha messo in campo proposte chiare e radicali: bloccare il costo degli affitti nei due milioni di appartamenti a canone calmierato su cui il Comune decide il costo per gli affittuari, costruire, in 10 anni 200mila nuovi appartamenti di questo tipo e obbligare i proprietari di casa inadempienti a farsi carico dei costi delle manutenzioni per gli affittuari, anche arrivando, quando un proprietario dimostra una trascuratezza costante nei confronti dei propri inquilini, a intervenire e prendere il controllo delle sue proprietà dal Comune.

Ma non ha insistito solo sul tema della casa: Mamdani ha promesso di rendere gratuita l’assistenza all’infanzia gratuita per ogni bambino newyorkese dalle 6 settimane ai 5 anni. Altro tema particolarmente sentito per la città.

Vuole aumentare il Salario Minimo comunale a 30 dollari all’ora entro il 2030, rendere gratuiti e più efficaci gli autobus in città e la proposta forse più innovativa per un candidato americano: aprire dei supermercati di proprietà del comune, che vendano generi alimentari e di prima necessità con la missione non di fare un profitto ma di mantenere i prezzi più bassi possibile e combattere l’inflazione.

Ma dove pensa di trovare i soldi per realizzare tutte queste priorità? Tassando i più’ ricchi. Mamdani propone una tassa del 2% per chi guadagna più di un milione di dollari all’anno, e portare la tassazione per le aziende che guadagnato più’ di 5 milioni di dollari l’anno dal 7.25% all’11%.

Se il costo della vita è stato il centro della sua campagna, il tema di cui più si discusso in queste elezioni è un altro: nella città con il più numeroso elettorato ebraico al mondo, dopo Tel Aviv, Mamdani si è schierato in maniera netta e senza compromessi dalla parte del popolo palestinese.

Ha dichiarato che Netanyahu sarebbe stato arrestato per i suoi crimini se avesse deciso di viaggiare a New York, ha definito un genocidio i crimini di guerra israeliani nella striscia di Gaza, Israele un “apartheid state” ed esortato gli Stati Uniti a smettere di finanziarlo, e si è rifiutato, a differenza degli altri candidati alle primarie di promettere di visitarlo appena eletto.

E ha funzionato! Non solo Mamdani ha vinto le primarie del Partito Democratico e le elezioni comunali mobilitando un numero record di giovani, ma è risultato maggioritario anche nell’elettorato ebraico Newyorchese!

Il suo sostegno alla causa palestinese viene da lontano ed è parte integrante della sua identità politica: ha sostenuto per anni, ben prima dell’invasione israeliana a Gaza, il movimento BDS, per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele.

Si è rifiutato nonostante molti attacchi di condannare la frase “globalizzare l’Intifada” spiegando che è semplicemente un modo per affermare i diritti dei palestinesi. Inoltre, ha spiegato che riconosce Israele e che sostiene la sua esistenza ma come uno stato che garantisca uguali e diritti e doveri a tutti i suoi cittadini e rispetti il diritto internazionale, e non come uno stato ebraico. Nonostante forti pressioni sul punto non ha cambiato idea, spiegando che non è a suo agio a sostenere uno stato che faccia una gerarchia dei cittadini su base etnica e religiosa, e che non gli pare una buona idea, definire uno stato in quanto cristiano, islamico o ebraico.

Queste idee così nette hanno anche generato una grande preoccupazione da parte dell’establishment politico mediatico e finanziario americano, che ha fatto di tutto per fermare la sua candidatura. Se già in partenza partiva con estremo svantaggio nelle primarie democratiche, raccogliendo solo l’1% nei sondaggi e sembrando senza speranze contro il favoritissimo Cuomo, dopo averlo battuto in una delle più inaspettate imprese della politica americana, ha ricevuto un livello di opposizione senza precedenti.

Cuomo, invece di accettare la sconfitta e sostenere Mamdani come il candidato di tutti i democratici, ha deciso di candidarsi anche alle elezioni comunali come indipendente. Questa scelta di netta rottura, alquanto inusuale per la politica americana, è dovuta anche alle forti pressioni dei sostenitori miliardari di Cuomo, come Bill Ackman, ricchissimo gigante della finanza americana, e già sostenitore di Trump, che hanno investito decine di milioni di dollari investiti per fermare Mamdani.

Il sindaco uscente di New York, Eric Adams, che si era candidato anche lui come indipendente, si è ritirato in seguito a queste stesse pressioni per sostenere Cuomo. L’altro candidato, il Repubblicano Curtis Sliwa ha denunciato che “Gli sono stati offerti 10 milioni di dollari per ritirarsi” per fare ulteriore spazio a Cuomo, sostenendo di aver rifiutato sdegnosamente tentativi di corruzione.

Nelle ultime ore, pur essendo stato per tutta la vita un esponente del Partito Democratico di primo piano, eletto come tale tre volte a governatore dello Stato di New York, Cuomo ha ricevuto persino il sostegno di Donald Trump e Elon Musk, pur di provare a fermare Mamdani, e durante tutta la campagna elettorale ha cercato anche il sostegno dell’elettorato repubblicano.

Mamdani durante la campagna elettorale è stato accusato innumerevoli volte di antisemitismo e di sostenere Hamas, ha ricevuto attacchi scomposti e spesso razzisti per la sua fede islamica e per essere nato in Uganda. È stato accusato di essere un comunista, un socialista (cosa che rivendica), di voler distruggere New York e Israele, di essere un pericolo per gli Stati Uniti.

Nulla di tutto questo è servito, il prossimo sindaco di New York, la città simbolo del capitalismo finanziario, sarà “un giovane musulmano, socialista democratico, e fiero di esserlo”, come rivendica orgogliosamente Mamdani.

Ha vinto nettamente con una comunicazione chiara, senza compromessi e delle proposte ancora più nette e radicali, senza arretrare un millimetro rispetto agli attacchi o alle pressioni per moderarsi.

Chi lo considera un modello, nel resto degli Stati Uniti e in Italia, è disposto a seguire il suo esempio?

2025-11-05T11:45:32Z