QUANDO C'è UNO SPORTELLO BCC IL TERRITORIO è PIù GENERATIVO

La Scuola dell’Economia Civile e il paradigma del Ben Vivere hanno messo opportunamente in luce il rapporto dialettico tra denaro e soddisfazione di vita: una relazione non lineare il cui esito dipende dalla presenza di altri fattori spesso sottovalutati o ignorati dall’economia tradizionale (beni relazionali, capitale sociale, partecipazione a scelte collettive, ecc.). Comunque, l’inclusione finanziaria, ovvero l’accesso a servizi bancari e assicurativi ormai indispensabili per la vita di tutti i giorni (depositi, pagamenti, prestiti, protezione personale, di beni e strumenti), rimane un fattore rilevante per la qualità della vita. Inoltre, il livello e la qualità del servizio bancario (e assicurativo) hanno un impatto non solo sul singolo utente, ma una ricaduta anche sulle opportunità di sviluppo territoriale. Che a loro volta, influiscono sulle prospettive di vita degli individui. Per questo la cosiddetta “desertificazione dei servizi essenziali” (scuole, ambulatori, centri di primo soccorso, uffici postali, farmacie, minimarket e altro) suscita preoccupazione e timori.

Per banche che sono letteralmente di proprietà delle comunità, l’evoluzione del come integrare la presenza fisica e quella digitale è particolarmente sfidante. Il “patrimonio informativo” che le BCC detengono nelle comunità locali può ulteriormente essere valorizzato e reso sempre più incisivo. La profonda conoscenza del territorio e le relazioni banca-socio/cliente costituiscono un asset anche sotto il profilo del contributo al raggiungimento delle finalità mutualistiche oltre che una leva competitiva. E vanno interpretate alla luce della sempre maggiore disponibilità di canali e strumenti digitali. I nfatti, se da un lato le visite in filiale da parte della clientela sono meno frequenti, dall’altro l’accesso al credito delle PMI e di settori meno dinamici o più idiosincratici della clientela retail sembrano ancora dipendere dalla prossimità di uno sportello. C’è un’ampia letteratura economica che ha documentato come la chiusura di sportelli bancari possa avere un impatto negativo non solo sull’accesso al credito delle piccole imprese, ma anche sulla vivacità imprenditoriale del territorio e il benessere delle persone. Si percepisce, in questa dinamica, la difficile composizione tra le strategie delle imprese bancarie (guidate da esigenze di redditività e di posizionamento commerciale, ma anche da una sempre più stringente applicazione della normativa) e l’eventuale costo sociale di queste strategie. Costo che ricade sul territorio di riferimento. Il punto di equilibrio è tutt’altro che agevole da individuare e concretizzare.

Il “Rapporto 2024 sul Ben Vivere e la Generatività delle Province” conferma che il credito cooperativo incide su partecipazione sociale e soddisfazione di vita della popolazione

La scelta delle BCC di provare a mantenere una radicata presenza nelle comunità in cui sono insediate (ad oggi uno sportello bancario italiano su cinque appartiene ad una BCC – era uno su dieci nei primi anni duemila – il 31 per cento dei 4.086 sportelli BCC è localizzato nelle Aree Interne) deriva quindi dalla consapevolezza che lo sportello bancario non è solo un terminale di vendita di prodotti e servizi, ma anche (e necessariamente per il Credito Cooperativo), un elemento di conoscenza e relazione, un sensore delle esigenze e delle tendenze di quel territorio. La continuità della presenza locale consente di accumulare conoscenza sul tessuto produttivo e sulle dinamiche sociali nonché di rafforzare le relazioni con soci, clienti e istituzioni.

Questi aspetti sono particolarmente rilevanti per il Credito Cooperativo in quanto fattori costitutivi della competitività che ha consentito alle BCC di diventare punto di riferimento per una parte importante del tessuto produttivo italiano che crea occupazione e reddito. Il modello di “banca di relazione”, al cuore dell’efficacia delle BCC, poggia infatti su due pilastri fondamentali: la funzione di banca di comunità e la proprietà-governance cooperativa e mutualistica.

Uno degli scenari studiabili potrebbe essere quello che gli sportelli diventino una sorta di hub di servizi in ottica di piattaforma, accentuando la cooperazione e la geo-circolarità sulla base di un tesoro di conoscenze soft (non traducibile in dato numerico) che assume una valenza strategica irrinunciabile.

Naturalmente, i diversi, possibili scenari non possono prescindere dalla sostenibilità economica. Alla quale non potrà non contribuire la comunità stessa: per conservare uno sportello bancario, anche di nuova concezione, è necessario il coinvolgimento e la partecipazione attiva di chi, in quella, vive e lavora. In questo contesto, nel “Rapporto 2024 sul Ben Vivere e la Generatività delle Province Italiane” (Ecra) viene analizzato un aspetto particolarmente significativo relativo alla presenza delle BCC, ovvero se i loro clienti registrano un valore più elevato delle variabili che indicano maggiore partecipazione sociale e più alta soddisfazione di vita. La domanda cerca di interpretare l’impatto della multidimensionalità del modello BCC: banca mutualistica al servizio dei soci e dello sviluppo territoriale in cui il profitto è strumento di trasmissione intergenerazionale della ricchezza (tramite l’aumento del patrimonio) e non di remunerazione del capitale investito. La risposta positiva a questa domanda (che emerge da una approfondita analisi statistica) implica che l’offerta bancaria cooperativa rappresenta, nelle parole degli autori, «uno strumento abilitante e una condizione imprescindibile per lo sviluppo di un territorio ». La presenza del Credito Cooperativo attiva, infatti, energie generative e atteggiamenti cooperativi che, elemento molto rilevante in prospettiva di policy, si riscontrano indipendentemente dalla diversità dei contesti socio-economici e geografici. Questi elementi impattano positivamente sulle prospettive di sviluppo del territorio (ne ha scritto Coccorese con altri, 2021) e sulla coesione sociale (Minetti e altri).

Il mantenimento di una presenza locale è quindi da un lato funzionale ad alimentare il modello di banca di relazione delle BCC e dall’altro a creare le condizioni per uno sviluppo locale endogeno e partecipato. Si percepisce così anche l’importanza di promuovere un’industria bancaria diversificata in cui possano convivere modelli organizzativi e di business eterogenei.

È chiaro che la digitalizzazione e il progredire dei mezzi di comunicazione impatteranno sempre di più sulle filiali e sulla modalità di presidiare il territorio. L’adeguamento della presenza territoriale delle BCC avverrà comunque tenendo presente che non è tanto la forma quanto la funzione che deve essere perseguita: crescita e valorizzazione del patrimonio informativo locale, sviluppo della relazione con i soci e la clientela, rapporti e nuove forme di collaborazione con le Istituzioni locali, riferimento per l’associazionismo e i corpi intermedi, mantenimento dei processi decisionali su scala locale. La filiale del futuro necessariamente si evolverà, ma nella coerenza con le finalità mutualistiche, di sostenibilità economica e di progresso partecipato e auto-governato delle comunità. Ingredienti per costruire ancora maggiore generatività e benessere diffuso.

Direttore generale Federcasse

2024-10-02T08:02:18Z dg43tfdfdgfd