POSTE ITALIANE MULTATA DALL'AGCM: PRATICHE SCORRETTE SULLE APP E UTILIZZO DEI DATI DEGLI UTENTI NON CHIARO

Una sanzione di quattro milioni di euro è stata inflitta dall'AGCM a Poste Italiane per pratiche commerciali scorrette relative alle applicazioni app BancoPosta e app PostePay. L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha pubblicato la decisione nel bollettino settimanale del 2025, evidenziando come gli utenti Android fossero obbligati a concedere l'accesso ai propri dati per poter utilizzare i servizi offerti dalle app.

Disparità di trattamento tra utenti Android e iOS

La disparità di trattamento tra utenti Android e iOS è stata un punto cruciale della vicenda. Mentre i possessori di dispositivi iOS non erano soggetti alle stesse richieste, Poste Italiane ha giustificato questa scelta sostenendo che fosse necessaria per motivi di sicurezza, data la presunta maggiore vulnerabilità del sistema operativo Android. Tuttavia, tale argomentazione non ha convinto l'AGCM, che ha considerato il comportamento dell'azienda come aggressivo e lesivo della libertà di scelta dei consumatori.

Colpiti gli utenti meno esperti

Particolarmente colpiti da questa condotta sono stati gli utenti meno esperti tecnologicamente, vittime di un'asimmetria informativa che l'azienda avrebbe sfruttato a proprio vantaggio. Questa pratica è stata ritenuta contraria alle norme del Codice del Consumo in materia di diligenza professionale. Anche l'AGCOM, nel corso dell'istruttoria, ha espresso un parere concorde sulla scorrettezza delle pratiche adottate.

Poste Italiane ha tentato di difendersi

In risposta alle critiche e alla sanzione, Poste Italiane ha modificato le proprie politiche a partire da febbraio 2025. Gli utenti hanno ora la possibilità di revocare il consenso precedentemente concesso e l'obbligo di fornire accesso ai dati personali è stato eliminato per i nuovi utilizzatori delle applicazioni.

Nel tentativo di difendersi, l'azienda ha sostenuto che i dati raccolti non fossero identificabili con i proprietari e che non venissero utilizzati per scopi commerciali. Inoltre, ha evidenziato l'esistenza di canali alternativi per accedere ai servizi, come il portale web e gli uffici fisici. Nonostante queste argomentazioni, l'AGCM ha confermato la sanzione, ritenendo insufficienti le giustificazioni fornite.

2025-06-10T12:39:09Z