LO MISURIAMO MA NON LO REGOLAMENTIAMO: IL PARADOSSO ITALIANO DEL CODICE ATECO PER IL SEX-WORK

Dal 1° aprile 2025 (e non è un pesce d’aprile), l’Italia ha introdotto un codice ATECO che permette alle lavoratrici e ai lavoratori del sesso di aprire una partita IVA. La notizia ha sollevato non poche perplessità e interrogativi, anche per via delle ambiguità che il nuovo sistema sembra creare. Questo codice, infatti, è stato introdotto per motivi puramente statistici, in recepimento di una normativa europea, e non implica una regolamentazione dell’attività.

In effetti, la prostituzione in Italia non è illegale, ma esistono norme molto severe contro chi sfrutta, organizza o favorisce tale attività. Il riferimento principale resta la Legge Merlin del 1958, che punisce l’induzione e il favoreggiamento della prostituzione, così come la gestione di case chiuse. È proprio in questo contesto che il nuovo codice ATECO, che descrive anche la “fornitura o organizzazione di servizi sessuali” e la gestione di locali legati alla prostituzione, solleva interrogativi. Alcuni sostengono che questa formulazione può entrare in collisione con i divieti esistenti, soprattutto quelli relativi all’induzione e al favoreggiamento.

In teoria, quindi, una sex worker potrebbe aprire una partita IVA, ma in pratica esercitare a pieno l’attività professionale potrebbe risultare complicato o addirittura impossibile a causa delle leggi italiane che non hanno mai davvero aggiornato il proprio approccio a un settore che è ormai una realtà economica consolidata, al punto da arrivare richiederne la misurazione attraverso indicatori sociali ed economici a livello europeo. L’Italia continua a restare bloccata in un paradigma antiquato, nel quale il lavoro sessuale viene trattato come se fosse qualcosa da tenere nascosto, da non riconoscere ufficialmente, nonostante esista e produca valore economico.

Il paradosso è evidente: mentre in molti Paesi d’Europa ci si sta evolvendo, cercando di legittimare e regolare il lavoro sessuale in modo da proteggerne i diritti e disciplinare i doveri, in Italia tutto questo è ancora un tabù, un tema da evitare. E così, nonostante la realtà economica cambi, le leggi italiane non riescono a stare al passo, impedendo qualsiasi tipo di regolamentazione che potrebbe, al contrario, migliorare la sicurezza e la dignità delle sex worker, portando finalmente quelle attività all’interno della piena e sostanziale legalità, con garanzie e tutele.

Lo Stato italiano, pur consapevole che il fenomeno esiste e che il mercato del sesso è in espansione — anche grazie all’uso del digitale e delle piattaforme online — non vuole prendere posizione, lascia che il settore continui a vivere nell’ombra, non tutelato, e spesso vittima di abusi, violenze e sfruttamento.

Eppure, dietro la nuova partita IVA c’è una realtà economica che non può più essere ignorata. E se non è possibile per lo Stato fare i conti con la realtà e fornire tutele, è chiaro che non si sta facendo altro che mantenere una situazione di insicurezza e precarietà per tutti coloro che operano in questo ambito. La legge non solo non protegge, ma condanna alla marginalità. Per non parlare poi del mancato gettito fiscale che deriverebbe da un giro d’affari del genere. Un paese che non è in grado di adattare le proprie leggi a un’economia in continua evoluzione, che non riesce a riconoscere una parte della sua forza lavoro, è destinato al declino.

Nota a margine: fa specie come alcuni partiti del centrodestra, in particolare la Lega, che con Salvini neosegretario nel 2013 promossero dei referendum per abolire la legge Merlin, oggi siano silenti sul tema. Dopo più di dieci anni sulla scena come leader politico, sarebbe stato un fatto di serietà dire la propria su un tema che gli ha permesso di riportare alle luci della ribalta il suo partito e farlo tornare a crescere ai tempi.

Il me diciottenne, liberale già all’epoca, che senza guardare le insegne di partito firmò quel referendum, si aspettava e ci sperava tutto sommato in una presa di posizione in tal senso. Ma si sa, la credibilità non è di questo odierno paesaggio politico, speriamo ancora per poco.

2025-04-17T20:24:09Z