LA SINDROME DI HORMUZ FA IMPENNARE I PREZZI DELLA BENZINA

La "sindrome di Hormuz" ha impennare i prezzi dei carburanti. E se, alla luce della tregua annunciata da Trump tra Iran e Israele, al momento l’ìpotesi di un blocco dello stretto del Golfo Persico - attraverso il quale quale passa ogni giorno oltre un quinto delle riserve mondiali di petrolio, 20 milioni di barili, e un terzo del gas liquefatto - è una ipotesi che resta sullo sfondo, i prezzi dell’oro nero saliti sull’altalena da giorni hanno provocato un aumento immediato del costo dei carburanti. Tanto da spingere il Garante per la sorveglianza dei prezzi a convocare la Commissione di allerta rapida. Il rischio è che si ripeta quello che è successo con la guerra in Ucraina che ha provocato una grave crisi energetica e un aumento consistente dei prezzi del gas.

L'annuncio della tregua fa rientrare le quotazioni del petrolio. In attesa di conoscere il contenuto della tregua e gli sviluppi di questa strana guerra intanto i prezzi di petrolio e gas crollati. Il greggio ieri a New York ha perso oltre il 2% dopo il lancio di missili iraniani contro le basi americane in Qatar attestandosi a 68 dollari al barile (il Brent a 71). Il gas ha perso lo 0,99% a 40,52 euro. La flessione del petrolio, proseguita oggi con un altro 4%, spiegano gli osservatori, è dovuta alla risposta iraniana che appare meno severa delle attese e soprattutto che ha risparmiato, almeno per ora, le infrastrutture petrolifere. L'attenzione degli operatori è tutta sullo stretto di Hormuz: il timore è che possa essere chiuso in ritorsione, anche tramite mine che renderebbero il passaggio poco sicuro. Donald Trump ha esortato a mantenere bassi i prezzi del petrolio: "teneteli bassi. Vi sto osservando. State facendo il gioco del nemico. Non fatelo", ha scritto su X. "Non c'è dubbio" che se si materializzasse una chiusura "ci sarebbero conseguenze inflazionistiche", ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde, parlando nel corso di un'audizione al parlamento europeo.

L'allarme delle associazioni dei consumatori: aumenti ingiustificati. Se le quotazioni del greggio scendono, tornando di fatto ai livelli della settimana scorsa, i rialzi registrati sui listini alla fine della scorsa settimana si sono però già tradotti in aumenti consistenti alla pompa di benzina e gasolio, che balzano ai massimi da inizio aprile. La benzina self service si attesta in media a 1,748 euro il litro il diesel self service a 1,670 euro mentre la benzina servito a 1,886 euro il litro e il diesel servito a 1,806 euro il litro. La verde su alcune autostrade sfonda già la soglia dei 2,3 euro al litro sul servito.

Assopetroli: polemiche infondate. I consumatori parlano di speculazione ma Assopetroli minimizza: alla luce degli ultimi numeri, non emerge alcuna dinamica speculativa, si tratta soltanto di “polemiche infondate”. In Italia, i prezzi dei carburanti sono totalmente liberalizzati da oltre dieci anni. Ogni impianto applica liberamente le proprie condizioni di mercato, e ci sono differenze anche di 25 centesimi al litro. “Non esistono prezzi imposti o calmierati, né alcuna istituzione pubblica può intervenire per fissarli o limitarli” spiega Assopetroli.

Convocata la Commiossione di allerta rapida sui prezzi. Il ministero delle Imprese però vuole vederci chiaro tanto che il Garante per la sorveglianza dei prezzi, i cui poteri sono stati rafforzati con il dl Trasparenza, ha deciso di convocare già domani la Commissione di allerta rapida.

In autostrada la benzina a 2,3 euro. I consumatori sono in allarme. Un pieno - ha calcolato l'Unione Nazionale Consumatori - costa 2 euro in più in 7 giorni. In autostrada - ha verificato il Codacons che ha monitorato i dati forniti dai distributori e pubblicati sull'apposito sito del Mimit - la benzina in modalità servito ha già sfondato picchi di 2,3 euro al litro presso diversi distributori, e in molti impianti autostradali anche al self la verde si avvicina pericolosamente ai 2 euro al litro. Conseguenze a breve termine anche sulle bollette della luce e del gas. La guerra scoppiata in Iran rischia di venire utilizzata come pretesto (in assenza di impedimenti reali quali il blocco della produzione o la chiusura dello stretto di Hormuz) per fenomeni speculativi, come avvenuto per il gas con lo scoppio della guerra in Ucraina.

Gli analisti: la chiusura dello stretto di Hormuz porterebbe il greggio a 100 dollari al barile. Secondo gli analisti, una eventuale chiusura di Hormuz avrebbe effetti devastanti sui carburanti: con la benzina sopra i due euro. Secondo un'analisi del centro studi Srm, comunque, un eventuale blocco dello stretto di Hormuz dove transitano 880 milioni di tonnellate l'anno, pari al 27% del traffico marittimo mondiale, potrebbe far esplodere il prezzo fino a 100 dollari al barile. A fine aprile lo stretto di Hormuz era stato sconvolto dalla violenta esplosione nel porto commerciale iraniano di Bandar Abbas che ha provocato la morte di 46 persone e il ferimento di oltre 1.200.

Confartigianato: dal Golfo Persico passa il 14,2% dei beni energetici importati dall'Italia. da Secondo Confartigianato l’Italia importa attraverso lo stretto di Hormuz beni energetici “pari a 9,6 miliardi di euro, ovvero il 14,2% del totale”. Tra i principali Paesi fornitori figurano Arabia Saudita, Iraq, Emirati Arabi Uniti e Kuwait con importazioni di petrolio greggio e raffinato che oscillano da 0,6 a 3,5 miliardi di euro. Mentre dal Qatar arriva nei porti italiani Gnl per un valore pari a 2,5 miliardi.

2025-06-24T08:23:33Z