Nella capitale sempre più assediata dai colossi e dai grandi marchi dell’hotellerie, magari rigriffati con marchi di lusso, costantemente pronti a fagocitare palazzi storici ormai in disuso, capita d’imbattersi in storie di “resistenza” di quella imprenditoria familiare “vecchio stile” che non ammaina i vessilli in questo settore. E’ il caso della famiglia De Angelis, proprietaria dell’hotel Diana, storica insegna di via Principe Amedeo, nei pressi della stazione Termini, quattro stelle, quattro generazioni, un’unica storia di accoglienza che si dipana nel tempo: insegna sorta nel 1939 quando a Roma si arrivava solo con il treno, più per lavoro che per turismo e i tour operator erano di là da venire.
«Sì, anche noi siamo stati contattati da alcuni grandi gruppi, di quelli che vanno per la maggiore – racconta oggi Caterina De Angelis, fra le ultime interpreti di quella bandiera -. Siamo stati tentati, ma poi ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso che non potevamo rinunciare a una tradizione che è quella della nostra famiglia. Un lascito che meritava un ultimo sforzo». Il capostipite di questa storia fu un lungimirante imprenditore abruzzese, Benedetto De Angelis, il quale, approfittando di un nuovo piano regolatore che permetteva di trasformare abitazioni in strutture recettive, acquistò lo stabile in questa zona di transiti strategici, inventando così un nuovo albergo. E battezzandolo con il nome della figlia di uno dei suoi più cari amici, per l’appunto Diana.
Del resto De Angelis non era nuovo al mondo dell’ospitalità: rimasto orfano a 9 anni, fu mandato prestissimo da Tagliacozzo a Roma e comincò come addetto alle funi degli ascensori ad acqua all’Hotel de Russie. Per poi andare all’estero, stile Erasmus dell’epoca, sempre impiegato nel settore alberghiero, dove imparò lingue, professionalità e segreti del mestiere. Questa esperienza gli conferì un’apertura mentale non comune in pieni anni Venti. Trasformandolo in un imprenditore visionario e accorto, capace di afferrare sempre il momento giusto (non a caso nel 1925 aveva rilevato la Carrani, antica compagnia di omnibus a cavallo, tramutandola in una moderna agenzia di viaggi tuttora esistente).
Passata la buriana della guerra, quando come altre strutture fu requisito dal comando tedesco, il Diana cresce in fretta: e in occasione delle Olimpiadi del 1960 si presenta già ampliato, grazie all’acquisto di un palazzo adiacente, con le camere tutte dotate di bagno. Questa caratteristica ne fece all’epoca il suo tratto distintivo, insieme alla sobrietà e all’ospitalità “pura”. Negli anni il timone passa da Benedetto a suo figlio Enrico e a sua moglie Franca, fino ai nipoti e bis-nipoti. Rappresentati oggi da Carlo De Angelis (managing director dell’hotel, nonché presidente del gruppo degli Alberghi Storici di Roma di Federalberghi) e dalle sorelle Caterina (responsabile food&beverage) e Stefania e alle sue figlie Cecilia e Marta.
Il tutto nel segno dell’aggiornamento e dell’evoluzione continua con periodiche ristrutturazioni delle 157 camere e suite e il grande
rilancio nel 2008, ad opera di Caterina, del roof top L’Uliveto, panoramica oasi verde su più livelli, adibita a ristorante (con le proposte dello chef Alessandro Pinca). Nell’era delle piattaforme digitali e del “turismo 2.0”, il mood di questa struttura rimane pressocché identico, malgrado le sue 86 primavere: e cioè quello di garantire ai clienti, coi suoi 39 dipendenti, un’accoglienza non standardizzata come, appunto, quella offerta dalle grandi catene. E premiata dai numeri: dopo l’ovvia stasi per il Covid (appena 20.271 presenze nel 2021), si è rischizzati nel 2024 a quota 106.568, con un fatturato vicino ai 7 milioni di euro, in crescita del 4% sul 2023. Un quinto delle presenze è radicato nel Regno Unito, seguito da folte pattuglie di statunitensi, spagnoli e brasiliani; colpiscono anche le oltre 3mila presenze di sudcoreani e neozelandesi. Una storia nella storia, poi, è quella di Caterina: «Nasco restauratrice e ho lavorato nel settore pubblico, questa è stata la prima parte della mia vita», racconta. Ma poi, anni fa, davanti a un periodo travagliato della sua attività decise che tanto valeva impegnarsi nella storica azienda di famiglia. Tuttavia, ha trovato un modo originale per portare avanti quella sua prima attività: con l’associazione “I percorsi delle muse” organizza visite guidate in giro per Roma e appuntamenti culturali che si concludono con un incontro conviviale nel suo hotel, seguiti da un gruppo fedele di soci.
2025-07-05T09:42:32Z