L'AUTOMOBILE NELLA NEBBIA ALMENO PER ALTRI DIECI ANNI

Anche quest’anno è stato presentato il Rapporto ANIASA, Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio, della Sharing mobility e dell’Automotive digital costituita nel 1965 e che rappresenta nel sistema Confindustria le imprese che svolgono attività di noleggio veicoli, car sharing e servizi collegati alla mobilità. È stata anche l’occasione per misurare l’atteggiamento del consumatore nei confronti dell’auto, grazie alla interessante ricerca elaborata da Bain & Company sullo stato del mercato automobilistico, che non lascia dubbi fin dal titolo: “Navigare nella nebbia. Il futuro incerto dell’automotive”, presentata da Gianluca di Loreto, partner Bain & Company.

Il settore auto deve ormai fronteggiare due dati di fatto: la produzione globale non crescerà e l’Occidente è destinato ad una decrescita. La geo-politica (e la geoeconomia) dell’auto si devono riassestare e il mercato dell’auto non crescerà per almeno dieci anni; è questo il primo fatto da considerare. Il secondo messaggio riguarda l’Occidente: Europa e Nord America hanno un destino di decrescita “infelice”, insieme a Giappone e Corea. Dal 2001 al 2017, una volta saturati i mercati storici dell’auto, la crescita del settore è stata guidata a livello globale dall’Asia con il 7,4% e dal Medio Oriente con il 4,4%. In particolare, la crescita della Cina ha sorretto i volumi, con la nascita di molti nuovi operatori locali e una crescita complessiva del 16,7%.

Le previsioni dal 2017 al 2030 mostrano che le Regioni di origine dell’auto, Europa e Nord America, ridurranno i propri volumi, così come il Giappone; ma il nuovo problema è che anche la Cina rimarrà ferma (0,3%), avendo raggiunto un livello di saturazione molto elevato. I volumi di vendita che continuano a rimanere sotto le attese di solo tre anni fa, recuperano molto meno di quanto previsto a valle del Covid: in Europa sono rimasti al di sotto delle previsioni del 2022, con un divario che rimarrà presumibilmente almeno fino al 2028 (-15 milioni di unità cumulate); stessa sorte per il Nord America, che dopo il Covid ha mostrato una minore capacità di recupero rispetto alle attese del 2022 (-7,5 milioni di unità cumulate).

Le Case Auto più esposte alle tendenze geopolitiche attuali sono senza alcun dubbio quelle tedesche, che vedono a rischio circa metà dei propri volumi tra calo in Cina, dazi con gli USA e stagnazione in Europa. C’è poi il problema della bassa saturazione degli impianti produttivi: se nel 2019 in Germania la capacità produttiva di veicoli era utilizzata al 78%, nel 2025 sarà al 57% e con una previsione per il 2032 al 56%. Certo, il Cliente non rinuncia all’auto, ma i prezzi troppo elevati frenano il riacquisto e spingono i consumatori ad attendere, anche se le abitudini di mobilità degli italiani registrano nel 2024 un forte salto in avanti dell’auto come mezzo di spostamento ricorrente, con un calo marcato dello sharing; insomma, non ne comprano una nuova, preferendo un’auto usata o il «fine vita» dell’attuale.

L’automobile - rileva ancora la ricerca - non è più un bene accessibile alle masse: l’aumento elevato dei prezzi e la forte instabilità economica legata al contesto globale allontanano il consumatore da un bene costoso come l’auto. La possibilità di avere motori green o sistemi di guida avanzati non può nulla contro la realtà del potere d’acquisto. Non è un caso che il fattore prezzo è talmente rilevante che è nel 2024 anche il primo motivo (35%) per la scelta di un’auto nuova cinese/asiatica, oltre a quello della qualità percepita (30%). C’è poi la normativa europea, che impone soglie di emissione molto stringenti, con il mercato risponde non con le 100% elettriche (BEV), ferme al 5%, ma con le vetture ibride. Nel frattempo, il Diesel è praticamente scomparso. L’auto elettrica mostra un primo rialzo dopo anni di stagnazione, ma questa crescita deve ancora dimostrare di poggiare su basi solide e durature. Deriva infatti esclusivamente dal segmento delle auto compatte, che pur crescendo rimangono comunque ad un irrilevante 4,2%, mentre le vetture più grandi sono ancora sotto ai livelli già raggiunti nel 2023 (13,1%), senza sostanziali scostamenti.

Allargando lo sguardo all’Europa, la progressione delle vetture Full Electric è sostanzialmente piatta da ormai più di tre anni, nonostante l’aumento delle colonnine di ricarica. Qual è la conseguenza di queste tendenze? Un crollo dei valori residui delle BEV, che hanno un divario di 15-20 punti rispetto alle ICE. I dati del Q1 2025 purtroppo confermano anche quanto si pensava da tempo: eliminare il Diesel non ha avuto, e non avrà, alcun impatto sulle emissioni medie di CO2. Negli ultimi 10 anni il Diesel è infatti passato dal 56% del mercato a solo il 10% delle auto vendute ogni anno, ma le emissioni medie delle auto vendute sono rimaste superiori ai 115 g/km, anche sopra i valori del 2015.

2025-05-13T07:41:22Z