Il Governo è pronto a intervenire nel calcio. In tema di diritti televisivi si punta al superamento (con abrogazione) della Legge Melandri, che dal 2009 regola la vendita e la distribuzione dei ricavi in termini di diritti tv. Tema sul quale la riforma prevede il riconoscimento agli organizzatori (come la Lega serie A) del diritto esclusivo di commercializzazione centralizzata di tutti i contenuti relativi agli eventi sportivi sia per il mercato nazionale sia internazionale.
Ci sarebbe la possibilità di cedere in esclusiva a un solo operatore i diritti tv sportivi, con licenze fino a tre anni. Questa è solo una delle novità che potrebbe approdare in una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri, con un anno di tempo per i decreti attuativi in modo da entrare in vigore dal primo luglio 2026. Una vera e propria svolta per il calcio. Per la sola Lega serie A, inoltre, secondo la bozza, si può prevedere una durata superiore ai tre anni, ma spetterà all’Agcom «accertare le condizioni del mercato audiovisivo e digitale nazionale».
La delega fissa poi i principi per la redistribuzione delle risorse derivante dalla vendita dei diritti tv. L’obiettivo dichiarato è quello di «perseguire il miglior risultato economico» possibile dalla vendita dei diritti televisivi, allo stesso tempo garantendo anche il regolare svolgimento delle competizioni. Attualmente, in base alla Legge Melandri, i diritti tv vengono distribuiti tra i club al 50% in parti uguali tra tutti i club; 28% in base ai risultati sportivi (11,2% legato alla classifica dell’ultimo campionato, 2,8% legato ai punti nell’ultimo campionato, 9,33% legato agli ultimi cinque campionati precedenti all’ultimo e 4,67% legato ai risultati storici); 22% in base al radicamento sociale (di cui l’1,1% legato al minutaggio dei giovani, il 12,54% legato agli spettatori allo stadio e l’8,36% legato all’audience tv).
2025-06-10T20:11:16Z