Dieci anni fa, con un Paese che subiva incertezze economiche e scetticismi populisti, Milano compiva una scelta coraggiosa: trasformava l’Expo 2015 in una scommessa sul futuro, dimostrando che Milano – e con lei l’Italia -poteva giocare da protagonista sulla scena globale.
Non fu solo un’esposizione universale. Fu la prova che una città poteva pensare in grande, dialogare con il mondo, attrarre investimenti e talenti internazionali. Mentre il Paese attraversava una fase complessa, Milano alzava lo sguardo verso nuovi orizzonti.
I numeri – 22 milioni di visitatori, quasi 150 Paesi – raccontano solo parte della storia. La vera eredità sta nella trasformazione metropolitana: Milano ridisegnò la propria geografia il proprio carattere con l’ambizione di competere con Barcellona, Amsterdam e le altre capitali lanciate verso la modernità. L’Expo consolidò Milano come porta d’accesso per gli investimenti internazionali. Multinazionali che scelsero il capoluogo per i loro headquarter, mercato immobiliare di qualità, studenti stranieri moltiplicati: una crescita straordinaria innescata da quella visione. Ma ci fu anche un sussulto civico, unitario di fronte a contestazioni antistoriche, antiprogressiste, antidemocratiche, violenze spacciate oscenamente per critica politica.
Oggi, mentre l’Italia lavora per cogliere le opportunità del PNRR e della transizione digitale, l’esperienza milanese offre spunti preziosi. La crescita passa attraverso il coraggio di investire e connettersi con i flussi globali di innovazione. L’Expo fu la dimostrazione che si può essere radicati nel territorio e aperti al mondo, orgogliosamente italiani e convintamente europei. Un esempio di come le città possano guidare il cambiamento.
2025-06-09T17:29:52Z