Chi è stato in Francia ed è interessato a libri, elettronica, musica non ha potuto non comprare alla FNAC.
Si tratta, per molti versi, di un vero e proprio simbolo della distribuzione francese, in attività sin dal 1954. Ma, a ben vedere, non solo francese. Basti pensare che, a fine 2024 è proprio la FNAC ad avere acquistato l'italiana Unieuro. Ed è proprio la FNAC all'inizio del mese di giugno di quest'anno ad aver annunciato un piano industriale su base quinquennale che prevede, tra le altre cose, di aprire 150 negozi tra Francia, Spagna, Portogallo e, appunto, Italia.
Ed è anche per questa valenza strettamente europea di FNAC che è interessante riportare una questione giuridica che a questo punto interessa quindi un po' tutta l'Europa.
Quello che avviene è che la FNAC, questo emblema della cultura francese, ha un azionariato misto. C'è un grande investitore ceco come primo azionista con il 24% delle azioni, Daniel Kretinsky, e ci sono, poi, i tedeschi del gruppo Ceconomy, gli eredi del colosso Metro, che ne detengono - ne detenevano, anzi - il 22%.
Il punto è, infatti, che, nel luglio del 2025, il gruppo Ceconomy, nei fatti il più grande distributore di prodotti elettronici in Europa, è stato acquistato per 2.2 miliardi di euro da JD.com, colosso cinese del commercio online di prodotti elettronici.
Ovviamente gli effetti di questa acquisizione, oltre che in prima battuta in Germania, vi sono anche in Francia, considerato che, al di là dell'azionariato, FNAC, è presenza iconica oltreché economica in quel Paese. Ed ecco che il 10 settembre dal Ministero dell'Economia, da Bercy, è stata inviata una lettera in cui si chiede all'impresa cinese chiarimenti sulla sua strategia: in Francia ed in Europa. E sorgono, quindi, alcune domande: quello della distribuzione va considerato un settore strategico o no? Viene in rilievo in questa circostanza qualche profilo relativo alla sovranità economica francese? E, nel caso, l'acquisizione potrebbe portare a qualche iniziativa da parte del governo francese?
Sono le domande che sottendono in certo modo a questa richiesta di informazioni e un'interessante prospettiva per darvi risposta la ha data Isabel Feng in un suo editoriale su Le Monde di qualche giorno fa.
Il ragionamento è chiaro e vale la pena ripercorrerlo.
Sarebbero evidenti, infatti, secondo la Feng, i legami della società con il governo cinese e, soprattutto, sarebbero molto allineate le strategie della JD.com con quelle del governo. Più precisamente, secondo questa ricostruzione, l'acquisizione di Ceconomy (e, quindi, pur indirettamente di una quota di FNAC e, quindi, di Unieuro) sarebbe un passaggio direttamente legato alla attuale politica commerciale cinese. In un momento di caduta della domanda interna e di deflazione, obiettivo del governo è, infatti, aumentare la domanda esterna. E sovviene qui un'immagine suggestiva. Si dice, infatti, che l’odierna strategia cinese è volta a muovere le merci prodotte da quello che si definisce "l'Oceano Rosso", e cioè il mercato interno, verso "l'Oceano Blu", e quindi quello globale. Ed a testimonianza di questo 'collateralismo' delle scelte aziendali alle scelte di Pechino, si fa notare come, in un momento di controllo serrato sugli investimenti esteri, l'iniziativa di JD.com sia stata con tutta evidenza ampiamente condivisa dal governo cinese. Si delineano, quindi, i termini, almeno in questa valutazione pubblicata sul quotidiano francese, di una strategia pubblico-privata molto chiara. Il suo obiettivo sarebbe comprare mercati di sbocco per la sovraccapacità cinese: in questo caso acquistando un attore molto qualificato della distribuzione europea ed entrando da una 'porta secondaria' in una gamma di alto livello.
Quello che si apre, o si potrebbe aprire, è, dunque, un caso interessante. In senso tecnico non siamo, infatti, in una dimensione propriamente strategica, come potrebbe essere il caso dei semiconduttori o di altre produzioni dell'alta tecnologia, il punto da capire è, quindi, quanto ci sia di effettivamente 'strategico' nell'acquisto di una ‘grande strada’ per arrivare ai consumatori, quelli tedeschi, innanzitutto ma, subito dopo, quelli francesi, spagnoli, italiani, portoghesi.
È una questione attualmente aperta, che nei prossimi mesi dovrebbe forse vedere l'intervento dell'amministrazione francese. E chissà, forse anche di quella tedesca, sino a oggi silente, e quella europea. Sarà interessante seguirla. E non solo per la familiarità che abbiamo con la FNAC o con Unieuro, ma anche per capire come la Francia e l'Europa valuteranno la effettiva 'strategicità' di questo canale di distribuzione in fondo così presente nelle vite di tutti noi.
2025-10-14T09:15:32Z