Se ogni nuovo contratto porta dentro di sé una parte della sua epoca e una parte della visione futura del settore, quello che i sindacati bancari, Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin, stanno discutendo con Abi, potrebbe passare alla storia come il contratto della banca digitale. I grandi gruppi si sono già mossi sul tema e a poco a poco stanno arrivando tutti gli altri: l’impatto che avrà anche sull’organizzazione del lavoro sarà molto forte, sia per l’appiattimento delle gerarchie e modelli più orizzontali, basati sulle competenze, sia per la riduzione delle filiali fisiche. Premesso che le ragioni industriali di ogni istituto porteranno a progetti - e investimenti - diversi, il rinnovo offre l’occasione di creare una cornice nazionale, come da tempo sostiene il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Il luogo in cui definire che cosa è e cosa fa la banca digitale è la Cabina di regia sulle nuove tecnologie, con il compito di monitorare e supportare i cambiamenti del settore. Poi ogni gruppo la declinerà a suo modo, ma per i sindacati bancari avere un quadro di regole di base uguali per tutti per gestire i cambiamenti è un modo per garantire una certa omogeneità nelle condizioni dei lavoratori. A questo proposito si pensi a quanto accaduto nell’ultimo contratto sullo smart working.
Il nuovo contratto dei bancari potrebbe portare ai 270mila lavoratori la busta paga di dicembre più alta di sempre, ma le parti sono ancora al lavoro per trovare un equilibrio sulle tranche attraverso cui distribuire l’aumento economico medio di 435 euro e sul pagamento degli arretrati da gennaio di quest’anno, visto che l’ultimo accordo è scaduto alla fine del 2022. Al momento i segretari generali di Fabi, Sileoni, First Cisl, Riccardo Colombani, Fisac Cgil, Susy Esposito, Uilca, Fulvio Furlan, Unisin, Emilio Contrasto considerano insufficienti le risposte arrivate dal presidente del Casl, Ilaria Maria Dalla Riva su aumento, ripristino base di calcolo del Tfr e arretrati. Quest’ultimo argomento sarebbe lo scoglio principale da superare. Ma c’è ancora un po’ di spazio e tempo per discutere per poter arrivare a chiudere la trattativa in tempo utile per dare gli aumenti entro l’anno. Questa mattina si lavorerà ad ulteriori limature di testi e cifre, in modo da arrivare al 22 novembre, alla plenaria, in una condizione di maggiore equilibrio.
Per la parte normativa gli argomenti sono a un buon punto di definizione. I cambiamenti sembrano essere finalizzati alla maggiore flessibilità necessaria per le riorganizzazioni del settore. Sulla mobilità territoriale il capitolo dei chilometri per gli spostamenti dei lavoratori sarà risolto verso la metà della forchetta tra i 50 chilometri attuali e gli oltre 70 chiesti dalle banche. Quanto all’età per richiederli da parte delle banche, anche in considerazione dell’età media elevata dei bancari, potrebbe essere alzata verso i 55 anni. La piena fungibiltà dovrebbe essere tra tutti e 4 i livelli dei quadri direttivi, senza però penalizzazioni economiche. In un caso e nell’altro le banche avranno così qualche lacciuolo in meno quando dovranno ricollocare le persone in caso di chiusura delle filiali e più in generale di riorganizzazione. Si sta inoltre ragionando su come rendere più esigibile la formazione, che sarà sempre più importante per l’occupabilità delle persone e per affrontare il cambiamento digitale: un tema che riguarderà molte decine di migliaia di persone. Per accompagnare le uscite, il Fondo per l’occupazione potrebbe infine essere utilizzato in sinergia con il Fondo di solidarietà per compensare le perdite di stipendio e contributi di chi sceglie volontariamente di andare in part time via via che si avvicina l’età per il prepensionamento.
2023-11-21T07:13:34Z dg43tfdfdgfd