CONSUMO DI SUOLO, I DATI ISPRA 2025: “NEL 2024 RAGGIUNTO IL VALORE PIù ALTO DEGLI ULTIMI DODICI ANNI”

Il consumo di suolo in Italia è un fenomeno in accelerazione che richiede risposte urgenti e coordinate. A dirlo l’edizione 2025 del Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa), che ha sottolineato come nel 2024 sia stato raggiunto il valore più alto degli ultimi dodici anni. Il fenomeno è monitorato dall’Ispra e dal Snpa. Ma qual è stata la sua evoluzione? Quali sono le cause? E quali i territori maggiormente interessati? Vediamo cosa è emerso dal documento.

Nel 2024 trasformati 83,7 km² di territorio in aree artificiali

Secondo quanto emerso dall’edizione 2025 del Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, i dati relativi al 2024 mostrano una crescita significativa del consumo di suolo. Lo scorso anno sono stati infatti trasformati 83,7 km² di territorio in aree artificiali, con un incremento del 15,6% rispetto al 2023. Il ritmo ha raggiunto i 2,7 m² al secondo, pari a quasi 230.000 m² al giorno.

Il consumo di suolo in Italia nel 2024 ha raggiunto il valore più alto degli ultimi dodici anni

Il Rapporto ha evidenziato che la crescita delle superfici artificiali solo in piccola parte è stata compensata dal ripristino di aree naturali, pari a poco più di 5 km², dovuti al passaggio da suolo consumato a suolo non consumato. Di conseguenza, il consumo netto è arrivato a 78,5 km², il valore più alto degli ultimi dodici anni, con una crescita del suolo consumato a livello nazionale dello 0,37%. Oggi, le infrastrutture, gli edifici e le altre coperture artificiali occupano più di 21.500 km2, il 7,17% del territorio italiano. In Europa la media è del 4,4%. 

Le aree maggiormente interessate

Regioni

Lombardia (12,22%), Veneto (11,86%) e Campania (10,61%) restano le regioni con maggiore copertura artificiale. Le regioni dove invece nel 2024 sono state registrate le maggiori perdite di suolo sono l’Emilia-Romagna (1.013 ettari di nuove aree artificiali), la Lombardia (834 ettari), la Puglia (818 ettari), la Sicilia (799 ettari) e il Lazio (785 ettari).

La Valle d’Aosta si conferma la regione con il consumo inferiore, aggiungendo in ogni caso più di 10 ettari alla sua superficie consumata. Le regioni che invece hanno contenuto il loro consumo al di sotto di 50 ettari sono solo la Liguria (28 ettari) e il Molise (49 ettari).

Province

A livello provinciale, la provincia di Monza e Brianza si conferma al primo posto per percentuale di suolo artificiale, con quasi il 41% del territorio provinciale consumato e con un aumento di 47 ettari negli ultimi dodici mesi; le province che hanno mostrato il maggiore consumo di suolo annuale sono Viterbo (424 ettari), Sassari (245 ettari) e Lecce (239 ettari).

Comuni

Per quanto riguarda i comuni, dal 2006 al 2024 nel 98% (7.739 su 7.896) dei comuni italiani si è registrato un aumento del suolo consumato. Gli incrementi sono stati di almeno 5 ettari in 4.259 comuni (il 54%) e superiori a 10 ettari in quasi due quinti dei casi (2.970 comuni). Nell’ultimo anno, in circa due terzi dei comuni sono state rilevate nuove superfici artificiali, in poco meno del 20% la crescita è stata di almeno un ettaro, mentre gli incrementi più consistenti, oltre i 5 ettari, hanno interessato quasi il 5% dei comuni. 

I valori più alti di nuovo consumo di suolo interessano i comuni di Tarquinia (in provincia di Viterbo, con più di 150 ettari), Uta (nella città metropolitana di Cagliari, 148 ettari) e Montalto di Castro (sempre in provincia di Viterbo, 140 ettari). Se si esclude il contributo dei nuovi impianti fotovoltaici a terra, in netta crescita nel 2024 con più di 1.700 ettari rilevati, i comuni con la maggiore crescita annuale di aree artificiali sono Ravenna (84 ettari), Venezia (62 ettari), Sassari (60 ettari) e Roma (57 ettari, che comunque rallenta rispetto ai 71 ettari di consumo di suolo registrati nel 2023).

Le cause

Il Rapporto ha evidenziato il fatto che sono molteplici i fattori che determinano il consumo di suolo e i dati sulle nuove coperture artificiali permettono di distinguere la frazione di cambiamenti riconducibili a impermeabilizzazione (consumo di suolo permanente) dalle altre forme di rimozione o artificializzazione del suolo (consumo di suolo reversibile). 

Le aree destinate a nuovi cantieri (4.678 ettari) sono la componente prevalente (il 56%) del consumo di suolo annuale. Si tratta di aree generalmente in transizione che saranno in gran parte convertite, negli anni successivi, in aree a copertura artificiale permanente (come edifici e infrastrutture) e, in misura minore, saranno ripristinate. Tra le altre classi, la crescita degli edifici nel 2024 è stata pari a 623 ettari, delle aree estrattive di 436 ettari, delle infrastrutture di 351 ettari, di altre coperture artificiali come piazzali, cortili, campi sportivi o discariche di 581 ettari. Se si escludono le nuove aree di cantiere, il consumo permanente rappresenta il 35% del totale, con una prevalenza di edifici, piazzali pavimentati e strade. 

I pannelli fotovoltaici a terra (+1.702 ettari, di cui l’80% su superfici precedentemente utilizzate ai fini agricoli) rappresentano una porzione importante del nuovo suolo consumato reversibile, in forte aumento rispetto ai 420 ettari rilevati nel 2023, ai 263 ettari del 2022 e ai 75 del 2021, seppure con impatti diversi a seconda del tipo di impianto. 

Per quanto riguarda le destinazioni d’uso, le aree destinate alla logistica, nell’ultimo anno, sono aumentate di 432 ettari, soprattutto in Emilia-Romagna (+107 ettari), in Piemonte (+74 ettari) e in Lombardia (+69 ettari). Negli ultimi anni, al progressivo consumo di suolo dovuto a questo fenomeno si è affiancata una nuova dinamica territoriale causata dall’espansione dei data center, alimentata dalla crescente esigenza di infrastrutture digitali e servizi cloud. Tale sviluppo ha comportato, nel 2024 e considerando gli interventi più significativi, l’occupazione di oltre 37 ettari di superficie, con una concentrazione prevalente nelle aree settentrionali del Paese.

Le normative europee e l’impegno dell’Italia

In conclusione, il Rapporto ha sottolineato che le nuove normative europee offrono strumenti e obiettivi chiari, ma che sarà fondamentale il coinvolgimento attivo di istituzioni, cittadini e imprese per invertire la rotta e garantire un futuro sostenibile al nostro Paese. 

In particolare, il regolamento europeo sul ripristino della natura impone l’azzeramento della perdita netta di aree verdi urbane entro il 2030 e il loro incremento dal 2031. L’azzeramento del consumo netto di suolo è poi un obiettivo necessario per il raggiungimento dei target previsti dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile, dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dal Piano per la Transizione Ecologica. 

Ma come dovrebbe avvenire lo stop al consumo di suolo? Sia minimizzando gli interventi di artificializzazione, sia aumentando il ripristino naturale delle aree più compromesse, quali gli ambiti urbani e le coste, ed è considerato una misura chiave anche per l’adattamento agli eventi estremi. 

Secondo il Rapporto, arrestare il consumo di suolo nel nostro Paese permetterebbe di fornire un contributo fondamentale per affrontare le grandi sfide poste dai cambiamenti climatici, dal dissesto idrogeologico, dall’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, dal diffuso degrado del territorio, del paesaggio e dell’ecosistema, dalla perdita di biodiversità.

2025-11-05T07:42:06Z