Proviamo una forte emozione, il sistema nervoso si attiva, il dotto lacrimare si riempie, le lacrime sgorgano senza che riusciamo a fare niente per impedirlo. Piangere non sempre è una questione di volontà e risulta chiaro dal video, che sta circolando molto online, in cui Rachel Reeves, ministra del Tesoro britannica, piange in aula. Il mento le trema, la bocca è contratta, lo sguardo fisso, le lacrime scendono lo stesso.
Non è che non si pianga a lavoro (si fa e i motivi sono tanti: precariato, ambienti di lavoro tossici, stress, sogni infranti, giornata storta), solo che di solito ci chiudiamo in bagno con il rubinetto che scorre e non lacrimiamo davanti alla nazione intera. Il pianto in diretta della ministra non solo è stato ampiamente ripostato e commentato, ma ha fatto schizzare in alto lo spread sui titoli di Stato e crollare la sterlina. "Le lacrime più costose della Storia", così ha dichiarato un deputato conservatore.
Le lacrime di Rachel Reeves
Sui media britannici la notizia del pianto di Rachel Reeves ha avuto molto risalto. La ministra laburista sta venendo contestata per i risultati a livello economico e rischia di perdere il posto se dovesse esserci un rimpasto nel governo. Reeves è quindi sottoposta a forti pressioni e i conservatori hanno commentato con durezza le immagini dove la si vede in lacrime dietro al Primo Ministro Starmer che parla. "A un amministratore delegato non sarebbe mai stato perdonato" ha detto la deputata Claire Coutinho. La ministra ha ribattuto e spiegato le lacrime parlando di problemi personali. "Chiaramente, ieri ero sconvolta e tutti lo hanno visto", ha detto, "Era una questione personale e non entrerò nei dettagli".
Se a livello scientifico gli effetti benefici delle lacrime sono noti (rendono più calmi, riducono lo stress, rallentano la frequenza respiratoria e cardiaca, qualcuno dice che alla fine aiuti anche nel problem solving), culturalmente il pianto è ancora percepito come un sintomo di debolezza. Gli uomini che piangono in pubblico sono un cliché, fragili al punto da intaccare la concezione tradizionale di mascolinità. Le donne che piangono, d'altra parte, confermano lo stereotipo dell'isterica, della femminilità associata a un'eccessiva emotività. Ne consegue imbarazzo, vergogna, tentativi di giustificarsi.
"Il mio compito come cancelliera a mezzanotte di mercoledì è essere accanto al Primo Ministro, a supporto del governo, ed è quello che ho cercato di fare", ha detto Reeves,"Credo che la cosa che forse differenzia un po' il mio lavoro da quello di molti è che quando ho una giornata difficile, finisce in TV, la maggior parte delle persone non deve affrontare questa situazione". Come lei, però, cerchiamo di essere forti a tutti i costi, viviamo il paradosso in cui la spontaneità è celebrata, ma solo se rigorosamente vincolata al contesto o spettacolarizzata ad hoc. Potremmo tracciare una mappa dei luoghi dove abbiamo pianto e scopriremmo tutti la stessa cosa, che impacchettiamo le nostre ansie fino al burnout, sorridiamo, ringraziamo e, quando poi le lasciamo uscire, nel migliore dei casi è su una panchina appartata, in metropolitana tra sconosciuti che guardano basso, in camera, in bagno, in macchina.
Il paradosso è personale, ma anche di tutti: un paradosso evolutivo perché il pianto è anche un segnale sociale. "Piangere è un modo per comunicare a se stessi e agli altri che c'è un problema importante che, almeno temporaneamente, è al di là della nostra capacità di affrontarlo", spiega al TIME Jonathan Rottenberg, ricercatore sulle emozioni e professore di psicologia presso l'Università della Florida del Sud. "Deve esserci stato un momento, evolutivo, in cui la lacrima è diventata qualcosa che ha automaticamente innescato empatia e compassione negli altri", aggiunge Trimble, professore emerito all'University College di Londra, "Essere effettivamente in grado di piangere emotivamente, ed essere in grado di reagire al pianto, è una parte molto importante dell'essere umano".
2025-07-05T12:07:02Z