A LEZIONE DI EDUCAZIONE SESSUALE (E LIBERTà) DA GOLIARDA SAPIENZA, IN UN INEDITO (E ESPLICITO) VIDEO

Di Goliarda Sapienza esiste una sola, lunga intervista video che ha rilasciato nel corso della sua vita per un programma di Rai Storia intitolato Il mestiere di vivere. La trovate in versione integrale qui e se date una scorsa ai commenti troverete l'entusiasmo che si riserva a chi come lei ha un'effervescente, inesauribile dote di narratrice, di oratrice, di parlatrice che il secondo marito, Angelo Pellegrino, descrive così all’interno di una postfazione intitolata Ritratto di Goliarda Sapienza, presente in tutti i testi dell’autrice editi da Einaudi: "Elargiva a getto continuo idee e storie a tutti, al bar, in casa propria, un po’ ovunque, spesso in presenza di un pubblico intellettuale e in ambienti come quello cinematografico, pronti a impadronirsene volentieri… Ma lei esercitava la visione anarchica che le idee sono dell’umanità". Era il 1994, quando rilasciò quest'intervista, due anni dopo sarebbe morta a 72 anni nella sua casa di Gaeta per un infarto, causato probabilmente dalle centinaia di sigarette che fumava ogni giorno.

L’università di Rebibbia: una rinascita linguistica

Anche in questo video, come già aveva fatto in una breve apparizione in un programma di Enzo Biagi, Goliarda Sapienza ripercorre l’antefatto del suo ingresso in prigione, a Rebibbia, che le ispirò il romanzo L’università di Rebibbia nel 1983: "Lì ho potuto rinnovare il mio linguaggio. Mi ero imborghesita… Troppo lavoro intellettuale, troppa ricerca, troppo stare in mezzo agli intellettuali, troppi cavilli… Lì sono rinata". Ma c'è un secondo tema, in questa intervista-performance di Sapienza, che è riassumibile nella frase che ogni intellettuale amerebbe sentire associata a lui: «Dove lo contengo?».

Milan Kundera e l’educazione sessuale secondo Goliarda

Oggetto della domanda era lo scrittore ceco Milan Kundera, che ebbe con lei un incontro sessuale. Anzi, per essere più precisi l'oggetto della frase, che estrapolata dal contesto potrebbe sembrare essere riferita al genio di Kundera, è l'organo sessuale dello stesso, che, a scanso di equivoci, la scrittrice siciliana decide di esplicitare mettendo le mani a una quarantina di centimetri di distanza. Quella la misura incontenibile, almeno per Sapienza, dell'autore de L’insostenibile leggerezza dell’essere.

L'educazione sessuale secondo Goliarda Sapienza ha, dunque, riferimenti precisi, che sono fonte di consigli pratici da convivere con le altre donne e che non esulano (anzi) dall'annosa questione se le dimensioni contino o meno. Ebbene, a suo dire contano eccome, dato che a fronte di un surplus, di un eccesso delle suddette, la donna rischia di veder trasformato un rendez vous amoroso in uno, cito sempre dall'intervista rilasciata alla Rai (altro che Belve, viene da dire), uno "squartamento". Perché, spiega, Sapienza, il povero Kundera, seppur definito, «bellissimo, così galante come sono loro, cecoslovacco, pieno di cultura», tuttavia «aveva delle misure enormi, poverino, non era colpa sua, amore».

E così, Sapienza ci racconta con il piglio di un Alberto Angela che si addentra nei misteri rivelati della vita sessuale tra adulti consenzienti, Kundera era «probabilmente abituato alle loro donne di due metri, forti, sono delle giovenche meravigliose». Da qui il consiglio: «dovete stare attenti alle misure, alle misure, ai paesi da dove vengono... No, no, mai più». Il tutto senza neppure una Francesca Fagnani d'allora a pungolarla, che immaginiamo con quale adorazione guarderebbe a quest'intervista, lei che ormai suda sette camice per farsi dire dai suoi intervistati non dico "una bella belvata", ma persino un difetto sgradevole.

Modesta: il personaggio che ha travolto una generazione

D'altronde Goliarda Sapienza è la creatrice di Modesta, la protagonista de L’arte della gioia eroina che, soprattutto in tempi recenti, ha travolto le vite di tante giovani lettrici, che da quel romanzo si sono sentite profondamente cambiare. Come se davvero Goliarda fosse l’emblema di qualcosa che i suoi contemporanei non avrebbero potuto accettare né comprendere fino in fondo, qualcosa per cui la sua epoca era troppo poco matura. Lo testimonia il fatto che mentre Goliarda era in vita aveva discusso, insieme alla Rai, di un adattamento televisivo de L’arte della gioia, che alla fine aveva ritirato la sua offerta, sostenendo non fosse possibile portare sugli schermi un personaggio "che uccide la madre, la sorella, la prima e la seconda benefattrice, fa sesso con uomini e donne e commette un reato dopo l’altro".

E Goliarda Sapienza lo sapeva, sapeva che Modesta rappresentava un modello femminile che mancava all’interno della letteratura italiana, una protagonista femminile nella quale anche un maschio avrebbe potuto identificarsi, perché non legata a nessun connotato di genere aprioristico. Modesta si sbarazza dei suoi educatori, dei suoi genitori biologici e anche di quelli a cui è affidata, cerca il piacere, prova attrazione sessuale nei confronti della madre superiora in un convento che è per lei più una sorella maggiore che una figura materna.

È una libertà mordace, che si sbarazza di tutti i codici morali, di tutto ciò che è considerato lecito, normale oppure d’obbligo e ripartorisce il mondo dal principio. L'arte della gioia è un romanzo d'avventura e un’autobiografia immaginaria, un romanzo di formazione, ma soprattutto un romanzo erotico, politico e sentimentale, sicuramente un’opera indefinibile, piena di febbre e d’intelligenza, che conquista e sconvolge.

Un’eredità letteraria accolta da Valeria Golino

E che ha sconvolto, di primo acchito, anche Valeria Golino, che ne è prima rimasta turbata, per poi riprenderlo e innamorarsene al punto da averne creato una serie tv, per poi passare ad incarnare la stessa Goliarda Sapienza in Fuori di Mario Martone, presentato quest'anno al Festival di Cannes. Golino ha detto di aver sentito "l’urgenza di raccontare un personaggio femminile così inedito per la libertà e la spregiudicatezza con cui si approccia alla vita e alla sessualità. In fondo, ritengo che in questo particolare momento storico, sia ancora più importante raccogliere l’eredità di Goliarda Sapienza, una straordinaria precorritrice dei tempi nata cento anni fa”.

Un'anticonformista, una che trent'anni fa parlava a ruota libera e senza censure delle dimensioni di un venerato maestro come Kundera, con buona pace dei talk show di oggi dove chi in apparenza osa, forse sta solo seguendo un canovaccio. E chi non lo fa, paradossalmente appartiene più alla generazione di Sapienza (vedi alla voce Ornella Vanoni o Natalia Aspesi) che a quella dei Gen Z, sulla carta liberata dai tabù, in realtà spesso timorosa dei pareri altrui.

Perché leggere (oggi) L’arte della gioia

E allora facciamolo leggere, ai ragazzi e alle ragazze, L'arte della gioia. Perché come ha spiegato molto bene Valeria Golino, "è impossibile non essere incuriositi da quel libro, è un oggetto che va al di là della letteratura, ha una sua potenza che ti entra sotto pelle e che ti fa pure innervosire. Mentre lo leggi ti viene da parlarci, con Goliarda, le dici proprio: “Scusa ma non avevi detto questo, perché adesso lo scrivi!”.

Ha un disordine, una disobbedienza totale a una letteratura che sembra tradizionale e invece se ne va da tutte le parti. È distratta, ritorna, si imbellisce, diventa lirica e poi improvvisamente di nuovo disordinata. E da lettore a volte ti infastidisci, però sei sempre con lei". Da spettatori, invece, di interviste di Goliarda Sapienza a cui tornare in cerca di pensiero libero e anarchico, ne avremmo volute molte di più.

2025-06-09T12:14:40Z