L’Unione Europea sta studiando una serie di misure per rafforzare il proprio bilancio nel periodo 2028-2034, in vista dell’aumento dei costi legati agli interessi sul debito del Recovery Fund. La Commissione Europea, alla ricerca di nuove risorse per almeno 30 miliardi di euro all’anno, sta valutando diverse opzioni, tra cui tasse sul digitale, sui visti per turisti, sui cibi trasformati, sui pacchi provenienti da fuori UE e sul tabacco. Inoltre, il nuovo sistema Ets2, che dal 2027 colpirà anche i carburanti per auto private e il riscaldamento domestico, potrebbe contribuire significativamente. Nonostante le richieste di rinvio da parte di alcuni Stati, l’introduzione del sistema è prevista nei tempi stabiliti, con una proposta ufficiale attesa a metà luglio.
Tassa sulla benzina: a che punto siamo
L'Unione Europea sta valutando l'introduzione di una tassa sui carburanti, che potrebbe portare a un incremento dei costi della benzina e del diesel entro il 2027. La proposta in discussione riguarda l'inclusione dei combustibili fossili nel sistema di scambio delle quote di CO₂ (ETS, Emission Trading System), che già applica una tassa sulle emissioni di anidride carbonica per le industrie. L'idea sarebbe quella di estendere il sistema anche ai consumatori, con un impatto diretto sui prezzi di benzina e diesel.
Secondo alcune stime, questa misura potrebbe comportare un aumento compreso tra i 10 e i 12 centesimi al litro. Tuttavia, gli esperti avvertono che, se il prezzo della CO₂ dovesse salire ulteriormente – potenzialmente fino a 200 € per tonnellata, come indicato in alcune proiezioni – l’aumento potrebbe arrivare anche a 50 centesimi per litro. Un rincaro che si aggiungerebbe alle già elevate tariffe per il carburante, soprattutto in un periodo di incertezze economiche.
Questa possibile stangata rappresenterebbe un ulteriore peso per gli automobilisti, già alle prese con l'inflazione e l’alto costo della vita. Se la proposta dovesse passare, l'Europa intraprenderebbe una strada decisa verso il contrasto alle emissioni di CO₂, ma al tempo stesso si rischia di generare un nuovo aumento dei costi per le famiglie, con potenziali ripercussioni anche su altre voci della spesa quotidiana.
La Commissione europea sta lavorando a una riforma radicale della tassazione sui prodotti del tabacco, destinata a far salire sensibilmente i prezzi in tutti i Paesi membri. Tra le ipotesi in discussione, l’aumento delle accise sulle sigarette tradizionali potrebbe arrivare fino al 139%, traducendosi in un rincaro di circa 1 euro per pacchetto. Ma non si fermano qui i ritocchi: per il tabacco da rollare è previsto un incremento del 258%, mentre per i sigari si ipotizza addirittura un +1.090%.
Nel mirino anche i prodotti alternativi, come il tabacco riscaldato e le sigarette elettroniche, attualmente soggetti a una tassazione più leggera. L’obiettivo della riforma è proprio quello di uniformare il carico fiscale tra tutte le tipologie di prodotti da fumo, eliminando i vantaggi attualmente riconosciuti ai dispositivi senza combustione.
La revisione fa parte di un pacchetto più ampio di aggiornamento della direttiva europea sulle accise (TED), con cui Bruxelles punta a colmare le disparità tra Stati membri e rafforzare il contrasto al tabagismo, anche in chiave di tutela della salute pubblica.
Se confermati, i rincari potrebbero entrare in vigore già nei prossimi mesi, con un impatto significativo per i consumatori e per il mercato europeo del tabacco.
Nel 2024 le famiglie italiane hanno pagato luce e gas a prezzi più alti rispetto alla media dell’Area euro. Secondo Arera, il gas è costato il 15,1% in più rispetto agli altri Paesi europei, mentre per l’elettricità, nonostante un calo generalizzato in Europa, l’Italia ha perso competitività, con oneri e tasse che pesano fortemente sulle bollette. In particolare, per l’elettricità il peso fiscale annulla i benefici della riduzione dei costi energetici, mentre per il gas si aggiungono anche costi di rete in aumento.
Questo contesto giustifica l’erogazione dei bonus sociali a 4,5 milioni di famiglie, anche se in calo rispetto all’anno precedente. Tuttavia, i prezzi complessivi dell’energia sono scesi nel 2023 in 17 Paesi, inclusa l’Italia (-8%), riducendo così il divario con la media UE.
Per le imprese italiane il quadro è stato relativamente migliore: l’energia elettrica è risultata più conveniente rispetto a competitor come Francia e Germania, sebbene la Spagna resti più competitiva.
Sul fronte della produzione, l’Italia ha registrato un calo del 4,1% per il gas, mentre i consumi sono risaliti leggermente. Al contrario, la produzione di energia elettrica è aumentata del 3,2%, trainata dal boom delle rinnovabili, soprattutto dell’idroelettrico (+30,2%), che ha contribuito a coprire l’83,7% della domanda nazionale.
Il presidente di Arera, Stefano Besseghini, ha sottolineato la necessità di innovare e ha apprezzato l’apertura del governo al nucleare, pur senza aspettative immediate, auspicando un contesto normativo che favorisca lo sviluppo tecnologico. Dal 1° luglio, infine, cambierà la struttura delle bollette: gli operatori dovranno pubblicare in modo trasparente tutte le condizioni delle offerte, in un’ottica di maggiore chiarezza per i consumatori. Besseghini ha ribadito il ruolo del regolatore come ponte tra cittadini e istituzioni, capace di educare e semplificare il linguaggio della transizione energetica.
2025-06-20T17:24:44Z