Il risveglio da un incubo. Per altro della specie peggiore: quello dove sembri esser diventato tu matto, perché nonostante l’evidenza dei fatti il mondo circostante sembra non vederli.
Questo ha, per molti (incluso il sottoscritto), rappresentato il voto di ieri del Parlamento Europeo sulla risoluzione non legislativa sulla BCE, che tra i vari punti ha denunciato la “sovvenzione significativa" della stessa al sistema bancario derivata dalla remunerazione dei depositi bancari presso il suo “caveau”. In parole povere: il fatto che per contrastare l’inflazione l’Istituto non solo renda più onerosi i prestiti alle banche, ma le paghi anche – profumatamente – per tenere fermi i soldi dei correntisti nei suoi depositi tramite apposito tasso, così da evitare che stimolino un’economia (gulp!) “troppo surriscaldata”.
Sono i famosi “extraprofitti” di cui si è parlato anche qui in Italia, per intenderci. Una banca non fa niente, non rischia niente, sta letteralmente immobile ed ecco il premio: la BCE le paga un interesse (ieri al 4%, oggi al 2,75%) sul “conto”, per brutalizzare (l’equivalente del nostro conto a cui a noi mortali quella banca dà invece lo 0,10%). Un’iniquità, certo; ma anche qualcosa di più: un mostruoso, enorme e – mi si consenta – grottesco paradosso. Perché l’Ue vieta, esplicitamente, gli aiuti di Stato “concessi in modo selettivo”, dato che questo impatterebbe sulla libera concorrenza. Eppure l’Ue stessa, tramite la BCE, al marzo dello scorso anno, tramite suddetto tasso aveva selettivamente sovvenzionato il settore bancario con 153 miliardi di euro (l’1,13% del pil dell’eurozona!), creando un’infinità di problemi. Vediamo i più vistosi. Primo: rafforzando il comparto finanziario, già ipertrofico, e indebolendo l’economia reale con i tassi di rifinanziamento, rischia a tutt’oggi di produrre un effetto “fire sales”, con la finanza messa nelle condizioni di fare spesa a basso costo su settori dell’economia strozzati da credito inaccessibile; secondo: se, ipoteticamente, le banche decidessero di riversare quegli extraprofitti nel sistema, aumenterebbero la massa monetaria e riaccenderebbero l’inflazione, creando una spirale extraprofitti-inflazione-tassi (hanno un’arma carica e che non la vogliano usare è irrilevante ai fini di un equilibrio dei poteri).
È quindi un sistema fallace sotto tutti i punti di vista, nonché conveniente solo alle banche. Ma se fino a ieri erano in pochi a dirlo, oggi c’è un voto del Parlamento europeo a certificarlo. A certificare questo e una ormai evidente inadeguatezza sia del ristretto mandato della BCE sia della sua attuale governance, che quello stesso voto inchioda anche ad altre responsabilità, prima tra tutte le errate valutazioni sull’inflazione stessa. Ma il non detto è ampio: si contestano le cantilene della Lagarde, le cui uscite pubbliche sono ormai macchiette comunicative, essendo ripetitive delle stesse identiche parole (“Le scelte saranno decise sulla base dei dati”), perché se il compito del Governatore della BCE è oggi ridotto al ripetere la stessa filastrocca ogni volta, prendendo decisioni sull’inflazione basate su dati brutalmente riassumibili in “più è male/meno è bene”, non si capisce perché al suo posto non possa andarci Giovanni Bianchi, pensionato della Bassa modenese; si contestano approcci iper-monetaristi, follemente ancorati all’idea – così evidentemente sbagliata da non sembrare vero che ci credano realmente – che l’inflazione derivi sempre, comunque, dovunque e in ogni caso da un eccesso di moneta; si storce giustamente il naso per un uso ormai centellinato del TPI rispetto agli spread, lasciati oggi in balia di tensioni geopolitiche e pazzi furiosi che minacciano di invadere ora la Groenlandia e ora Gaza; non si gradisce il fatto che, dipendendo tutto da una BCE malata di rigido immobilismo, si lascino le autorità nazionali come (da noi) Banca d’Italia o Consob senza strumenti per intervenire in caso di turbolenze su mercati e debiti nazionali. E molto altro ancora.
Questo voto è stato dunque una mano santa. Una benedizione.
Che diventi un risveglio, dipende dalla capacità della governance europea di mettere Lagarde di fronte ai suoi errori. Cosa su cui, altresì, nutro qualche dubbio.
2025-02-14T11:13:44Z