LIBERALIZZARE I TAXI PER SUPERARE IL SISTEMA DELLE LICENZE E APRIRE IL MERCATO ALL’OFFERTA E A COSTI PIù BASSI

Nel “Si&No” del Riformista spazio al tema sulla liberalizzazione o meno dei taxi. Favorevole Giuseppe Benedetto, presidente Fondazione Einaudi, secondo cui occorre “superare il sistema delle licenze e aprire il mercato all’offerta“. Contrario Marco Osnato, deputato Fratelli d’Italia, orientato a “combattere gli abusivi preservando la qualità del servizio”.

Qui il commento di Giuseppe Benedetto:

Il ruolo del trasporto pubblico è cruciale anche per definire la qualità della vita nei grandi centri urbani. Si tratta di definire le caratteristiche di un servizio pubblico, che deve esser inteso come servizio pubblico in senso oggettivo, prescindendo dalla natura pubblica o privata del soggetto che eroga tale servizio. Nel servizio di trasporto pubblico urbano in Italia, le componenti che partecipano all’offerta sono: i servizi di rete (autobus, tramvie, metropolitane, ove esistenti, etc.) ed il trasporto effettuato tramite i taxi.

Da tempo in Italia si discute della opportunità di rivedere il regime delle licenze relative ai taxi e favorire una maggior offerta di tale servizio. Il punto di partenza è frutto dell’esperienza quotidiana. I taxi sono spesso troppo pochi per pareggiare la domanda di trasporto, e mediamente costano più dello stesso servizio offerto in altri contesti urbani non italiani. Nella sola Roma il numero di taxi per mille abitanti è di 2.9, mentre, ad esempio, Stoccolma è di 7.8 taxi per mille abitanti (dati 2017). Inoltre si tratta di un mercato caratterizzato da una domanda elastica: alla diminuzione del costo per chilometro cresce più che proporzionalmente la domanda di quel servizio.

Nella determinazione del costo incide anche la necessità, per chi offre il servizio, di ammortizzare il costo della licenza che ha dovuto anticipare per entrare nel mercato. In termine economici la licenza costituisce una barriera all’entrata il cui onere viene trasferito sull’utente del servizio. Ma il regime delle licenze influisce sulla elasticità dell’offerta di taxi sul mercato: l’ammissione di nuovi vettori non segue le esigenze della domanda perché le licenze vengono amministrate da un organo pubblico. Il che spiega perché sia frequente assistere a lunghe code presso i più frequenti punti di prelievo, o perché sia maggiore il tempo di attesa del taxi.

Se questa è la situazione, la risposta liberale non può che essere favorevole ad una maggiore apertura del mercato dal lato dell’offerta, superando il sistema delle attuali licenze. In una parola: più taxi. Le obiezioni che vengono sollevate da chi non ritiene positiva una simile scelta sono legate a due rilievi: a) il costo della licenza penalizzerebbe i tassisti esistenti; b) con maggiori veicoli si ridurrebbe il traffico dei taxi e quindi il reddito disponibile. Alla seconda obiezione è facile rispondere: se la domanda del servizio è elastica, il prezzo per la corsa sarebbe soggetto ad una riduzione, favorita dalla maggiore concorrenza e dal fatto che su quel prezzo non verrebbe più a gravare il costo di ingresso al mercato. Il ragionamento dei contrari a tale liberalizzazione, infatti, è viziato da un pregiudizio fatale: l’idea, errata, che la domanda di taxi sia fissa, mentre l’esperienza economica dimostra il contrario. Quanto alla prima obiezione, ovvero la disparità associata tra concorrenti che hanno pagato e la licenza e in nuovi concorrenti che vi accedono senza, si risolve con meccanismo di compensazione per il valore residuo di quella licenza mediante un beneficio fiscale.

Esisterebbe una terza obiezione: quella che immagina le città a questo punto inondate da auto bianche. Ora, qui si deve esser chiari: come insegnava 250 anni fa Adam Smith dovrebbe esser “evidente che ogni individuo, nella propria condizione locale, può giudicare molto meglio di quanto possa fare in sua vece qualunque legislatore o statista […] L’uomo di Stato che dovesse cercare di indirizzare i privati relativamente al modo in cui dovrebbero impiegare i loro capitali, non soltanto si addosserebbe una cura non necessaria, ma assumerebbe un’autorità che non solo non si potrebbe affidare tranquillamente a nessuna persona singola, ma nemmeno a nessun Consiglio o Senato, e che in nessun luogo potrebbe essere più pericolosa che nelle mani di un uomo abbastanza folle da ritenersi capace di esercitarla”.

Brevemente: saranno i singoli potenziali concorrenti a dover decidere se entrare o meno in quel mercato. E questo, in ogni caso, è assai più efficiente di quanto non possa decidere qualsiasi mezza manica impiegata in un ufficio comunale, che magari nemmeno lo prende il taxi per spostarsi. Se si seguissero queste semplici linee di intervento, si assisterebbe ad una maggior offerta di taxi, ad un minor costo del servizio, e ad un maggior utilizzo di questo vettore come mezzo di trasporto. E tale conseguenza sarebbe anche apprezzabile perché produrrebbe una esternalità positiva: traffico meno congestionato dall’utilizzo di mezzi privati, nella misura in cui diverrebbe più facile e meno costoso utilizzare il taxi.

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