I prestiti alle famiglie sono tornati a crescere alla fine di settembre nella gran parte delle regioni italiane. Lo evidenziano i dati sull’andamento del credito regione per regione elaborati, assieme all’evoluzione dei depositi e delle sofferenze, dall’Abi.
Il trend sull’andamento dei mutui riflette la ripresa del mercato immobiliare e la riduzione progressiva dei tassi di interesse: su 13 regioni si registrava un incremento dei prestiti alle famiglie, con oscillazioni dal +0,1 fino al più 1,5% in Puglia, con un incremento complessivo dello 0,4 per cento. A livello di aree, nel Nord l’incremento è stato pari allo 0,3%, al centro dello 0,2% e al Sud dell’1 per cento. Tra le regioni con li calo più marcato ci sono le Marche (-1,4%), la Valle d’Aosta, la Campania (-1,1%).
Il credito alle imprese, invece, a settembre era in sensibile calo ovunque, come è tuttora: la flessione media era del 2,8 per cento, ma in realtà la percentuale non varia anche se si spacchetta l’analisi tra Nord, Centro e Sud. La contrazione dei prestiti alle attività produttive ha registrato picchi più bassi in Veneto e in Friuli Venezia Giulia (rispettivamente -7,4 e meno 7,7%) ma anche in Valle d’Aosta (-6,1%), Molise (-5,7%) e Marche (-5,5%).
L’andamento del credito alle imprese va incrociato anche con il dato sui depositi: in un contesto di tassi di interesse ancora consistente (la Bce ha tagliato i tassi a settembre e poi a ottobre e a dicembre) le aziende possono aver privilegiato l’utilizzo della liquidità detenuta sui depositi. In Veneto, in effetti, i depositi totali (imprese + famiglie) a settembre sono scesi dello 0,7%; in Emilia Romagna c’è stato un calo dell’1,4 per cento (-2,1% i prestiti). Altre contrazioni, dell’1,2 e dell’1,8 per cento, ci sono state in Umbria e Toscana, il Veneto con -0,7% e con un picco del -2,7 per cento in Liguria (-3,6% i prestiti).
Altrove, però, nei depositi c’è stato il fenomeno inverso: sono saliti dell’1,2% in Lombardia (-1,4% i prestiti), del 3,1% in Friuli, del 3,2% nel Lazio (- 2,1% i prestiti). Per quanto riguarda il dato relativi solo alle famiglie, i depositi sono stati in flessione in 10 regioni; il segno positivo si vede in buona parte delle regioni del Centro Sud, come d’altro canto accade anche per i depositi complessivi.
Poi c’è il capitolo sui crediti deteriorati. Il dato fornito è relativo all’incidenza delle sofferenze lorde sugli impieghi: su otto regioni, dalla Campania in giù, inclusa la Sardegna, la percentuale oscilla tra il 3 e il 4 per cento. Il Lazio si ferma al 2,9 per cento; Marche, Toscana e Umbria sono attorno al 2,5 per cento, il resto delle regioni tra 1 e 2 per cento.
«I dati sui prestiti deteriorati confermano una maggiore crescita in meridione, dove storicamente gli Npl sono più alti, ma emerge che la forbice si sta stringendo con il Nord», commenta il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli. Resta comunque l’immagine di un’Italia a due velocità: al Centro Sud crescono i depositi, mentre i finanziamenti cominciano a dare maggiori segni di deterioramento.
Al Centro Nord è l’attività produttiva che segna il passo. Tutto questo, comunque, è la fotografia ferma a più di tre mesi fa. Per quello che invece ci aspetta nei prossimi mesi c’è qualche segnale di allerta. «Dai dati emerge che le famiglie hanno colto il fatto che il prezzo degli immobili è ancora a un livello basso e che i prestiti a tasso fisso sono particolarmente convenienti – osserva Patuelli -. Bisogna, però fare attenzione a quanto sta accadendo ora. I dati dei tassi degli ultimi giorni mi hanno colpito: l’Euribor ha avuto il punto più basso il 30 dicembre, con il 2,68 per cento. L’8 gennaio era cresciuto di 10 punti base. L’Irs ha segnato il punto più basso il 3 dicembre, con il 2,12%; l’8 gennaio era salito al 2,53 per cento, con un incremento di 41 punti base. I Bot a 6 mesi il 2 di gennaio rendevano il 2,44 per cento, l’8 gennaio sono saliti al 2,6 per cento. Il Btp a 10 anni ha avuto il suo minimo il 9 dicembre, al 3,19 per cento, e l’8 gennaio era 50 punti base in più, a 3,69 per cento. I dati sui prestiti al 30 settembre danno una fotografia storica. Ma ora sta succedendo qualcosa di nuovo: invece che scendere ulteriormente i tassi di mercato, che in genere sinora hanno anticipato i tagli dei tassi della Bce, per la prima volta da mesi nella prima settimana di gennaio hanno ripreso a salire».
2025-01-10T16:06:59Z