HA TECNOLOGIA E PREZZI MIGLIORI: LA CINA NON COMPRA PIù LE AUTO EUROPEE

Era il loro terreno di conquista preferito, ora invece la Cina non è più tanto vicina per i marchi automobilistici stranieri. Da quando il primo mercato al mondo ha cominciato a scegliere prevalentemente prodotti locali, invertendo un trend contrario che durava da anni, il contraccolpo sui conti dei costruttori europei è stato drammatico. I vertici di Porsche e Bmw hanno dichiarato lunedì che le loro vendite in Cina sono diminuite rispettivamente del 28 e del 13,4% nel 2024 rispetto all’anno precedente, con Porsche che ha attribuito la responsabilità del crollo alla «persistente situazione economica difficile» nel Paese asiatico. Una situazione che ha contribuito a costringere il marchio tedesco ad annunciare il taglio di 4.000 posti di lavoro. Anche il Gruppo Volkswagen martedì nella sua conferenza annuale di bilancio ha comunicato il calo degli utili 2024 del 30,6% rispetto al 2023, passati da 17,8 a 12,4 miliardi di euro, in gran parte imputabile al crollo delle vendite in Cina (-8,3%), il suo primo mercato per numero di immatricolazioni. La stessa Mercedes ha registrato una perdita del 7% nel Paese, come le rivali giapponesi Toyota e Honda.

La crisi riguarda solo i brand stranieri, perché il mercato automobilistico cinese ha chiuso il 2024 con nuovi record sia per la produzione, sia per la vendita di veicoli. Secondo i dati elaborati dalla China Association of Automobile Manufacturers sono stati commercializzati più di 31 milioni di mezzi, (+ 4,5%). L'anno scorso, le fabbriche cinesi hanno esportato 5,8 milioni di veicoli sui mercati esteri (+19,3%). Ma il dato più significativo è che il 65,2% dei cinesi hanno scelto vetture “made in Pechino”, con un 9,2% in più rispetto all’anno precedente. Un tracollo quindi per le vetture estere, tedesche in particolare, considerando che questo Paese ha rappresentato fino al 2023 il 33% del totale del fatturato di Bmw e Mercedes, il 34% dei volumi di Tesla e del Gruppo Volkswagen, il 30% di Honda, il 17% del totale di Toyota e il 21% dei volumi di Nissan.

Dopo la pandemia, si è verificato un cambiamento nei gusti e nella domanda dei consumatori che prima del 2019 sceglievano auto di marchi locali solo nel 36% dei casi. Il cambiamento è proseguito a un ritmo sempre più veloce, in seguito a un panorama più dinamico dell'industria locale. OEM come Geely, BYD, NIO, Xpeng, Li Auto, Chery, Changan, hanno accelerato i loro piani di produzione come conseguenza della nuova guerra dei prezzi iniziata da Tesla. Negli showroom sono arrivati un numero di nuovi modelli sempre più alto, e a prezzi più bassi. Nel frattempo, la concorrenza ha costretto la maggior parte di loro a migliorare le specifiche delle proprie auto: ad esempio, le prestazioni delle batterie nel caso delle elettriche che in Cina contano per il 30% del mercato. Con una tecnologia che, a costi più bassi, ha superato quella dei rivali stranieri. Così alla fine del 2023, BYD ha detronizzato Volkswagen come marchio più venduto.

Tutto questo è avvenuto in meno di tre anni e ha colto di sorpresa le case automobilistiche straniere. Il cambiamento di percezione da parte dei consumatori è dovuto secondo molti analisti di settore, in parteanche alla mancanza di contatto con i clienti e alla capacità invece dei produttori locali di proporre auto competitive che attraggono i consumatori locali grazie a un software che parla la loro lingua. I marchi cinesi hanno ancora qualche difficoltà a superare i loro deficit di reputazione e affidabilità nel segmento del lusso, dove nome e riconoscibilità contano più del prezzo. Ma hanno dimostrato di essere rapidi e flessibili nell’approcciare qualunque problema. E previsioni accreditate assicurano una loro rapida ascesa anche nel premium.

2025-03-13T15:14:06Z