CONTINUA L’AZIONE DEMOLITORIA DI TRUMP SULLE POLITICHE AMBIENTALI

A meno di un mese dal suo insediamento alla Casa Bianca continua senza sosta l’azione demolitoria di Trump che sta rivoluzionando il panorama delle politiche ambientali e climatiche negli Stati Uniti e non solo. Dai tagli ai finanziamenti internazionali alle pressioni sugli organismi scientifici federali. Queste iniziative stanno avendo un impatto concreto sia sulle organizzazioni impegnate nella lotta al cambiamento climatico, sia sulla diffusione di informazioni cruciali per la ricerca e la salvaguardia dell’ambiente.

Gli Stati Uniti hanno annullato circa 4 miliardi di dollari di denaro promesso al Fondo Verde per il Clima (Green Climate Fund, GCF) delle Nazioni Unite. Qualche giorno fa e senza fornire molti dettagli, il Dipartimento di Stato ha dichiarato che gli Stati Uniti "hanno revocato gli impegni presi in sospeso nei confronti del Fondo verde per il clima". Gli Usa, sotto gli ex presidenti Biden e Obama, avevano promesso circa 6 miliardi di dollari complessivi al GCF, con un ulteriore impegno annunciato durante la Cop 28 a Dubai. Ma nei fatti le due amministrazioni sono riuscite a erogare solo 2 miliardi di dollari di finanziamenti. La cancellazione delle promesse è solo l'ultimo passo di Trump per invertire rapidamente la rotta delle politiche statunitensi sul clima e sull'energia pulita. Tra i suoi primi atti dopo l'insediamento ha firmato l’uscita dall'accordo di Parigi sul clima, così da unirsi a paesi come Iran, Libia e Yemen, e sospeso la spesa per i progetti di energia rinnovabile.

Il ritiro totale dai contributi statunitensi per il GCF non è un fatto inedito nelle politiche di Trump, ma quest’ultima decisione va un passo oltre rispetto al passato. Già quattro anni fa il presidente Usa aveva interrotto i versamenti, pur senza procedere all’annullamento formale di quelle promesse di finanziamento. Ora, invece, la scelta è diventata ufficiale, lasciando un vuoto di 4 miliardi di dollari sugli impegni totali. Il GCF finanzia progetti in oltre 100 paesi in via di sviluppo ed emergenti con un focus sugli sforzi di mitigazione, adattamento e resilienza, come metodi agricoli rispettosi del clima, riforestazione o protezione costiera. Il fondo sino ad oggi ha approvato progetti per circa 16 miliardi di dollari e prevede di approvarne altri 3 miliardi quest'anno. I finanziamenti per i paesi in via di sviluppo sono stati una questione importante nei colloqui sul clima delle Nazioni Unite. Alla Cop 29 dell'anno scorso a Baku, dove gli stati hanno concordato, sulla carta, un "nuovo obiettivo collettivo quantificato" di "almeno" 300 miliardi di dollari all’anno per i paesi in via di sviluppo entro il 2035.

Un altro segnale dell’approccio negazionista sulla crisi climatica dell’amministrazione Trump è l’attacco frontale alla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), dove si prospetta una riduzione del 50%, da 12.000 a 6.000 unità del personale, e tagli di bilancio del 30%. Tra i servizi dell’Agenzia scientifica statunitense troviamo previsioni meteorologiche, monitoraggio delle condizioni oceaniche e atmosferiche. I suoi flussi di dati gratuiti sono ampiamente utilizzati da scienziati, governi e aziende in tutto il mondo. La NOAA è anche una delle principali agenzie di scienza climatica al mondo, il che l'ha resa a lungo un bersaglio per i conservatori e l'industria dei combustibili fossili. A forte rischio la sicurezza pubblica e la capacità dell’Agenzia di monitorare il cambiamento climatico.

Si va avanti, a testa bassa e a suon di colpi di spugna, senza nessuna attenzione agli effetti devastanti del cambiamento climatico.

Basta guardare a quello che sta accadendo al Dipartimento dell’Agricoltura Usa (Usda). La settimana scorsa, i dipendenti hanno ricevuto l’ordine di cancellare le pagine che parlano di cambiamenti climatici nei siti web dell’agenzia e di fornire maggiore documentazione sui riferimenti ai cambiamenti climatici per un’ulteriore revisione. Alcuni siti, come i “Climate Hubs” dell’Usda, sono ancora online, ma molte risorse, come il “Climate Change Resource Center” del Servizio Forestale, il “Climate Action Tracker” e la “National Roadmap for Responding to Climate Change”, risultano non accessibili.

Inoltre il presidente Donald Trump ha firmato un ennesimo ordine esecutivo, si è ormai perso il conto, per vietare l'acquisto di cannucce di carta da parte del governo degli Stati Uniti e per adottare misure volte a promulgare un divieto analogo a livello nazionale. “Let’s go back to plastic!”. Torniamo alla plastica, anche quella monouso che si disperde facilmente nell’ambiente. Così ha twittato il tycoon. Una campagna "irrazionale", proprio così l’ha definita Trump, contro le cannucce di plastica ha costretto gli americani a usare cannucce di carta "non funzionali", che sono più costose e potrebbero rappresentare un “rischio” per la salute umana. Si proprio così, un rischio. L'ordinanza firmata lunedì vieta l'acquisto di cannucce di carta da utilizzare negli edifici federali e richiede entro 45 giorni l'elaborazione di una "Strategia nazionale per porre fine all'uso delle cannucce di carta". Un provvedimento che si aggiunge ad altri e che segna in modo sensazionalista la strategia di Trump.

2025-02-14T11:43:39Z