Orcel e Donnet sempre più vicini. Soprattutto ora che per Unicredit si potrebbe ipotizzare un passo indietro rispetto alla conquista di Banco Bpm per motivi legati al Danish Compromise su Anima. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, ieri, lunedì 17, il ceo dell’istituto di Piazza Gae Aulenti banchiere avrebbe incontrato il ceo delle Generali Philippe Donnet. Proprio ieri per altro è risultato dai dossier Consob che Unicredit è salito al 5,229% della compagnia triestina, di cui il 4,184% in diritti di voto. E anche di questo potrebbero aver parlato.
Per l’esattezza, nelle comunicazioni rilevanti della Consob è emerso che Unicredit ha aggiornato la quota complessiva al 5,23% dal precedente 5,118% L’investimento in azioni Generali resta al 4,118%, mentre si arricchisce di uno 0,1% la parte in derivati per conto dei clienti. La quota potrebbe ulteriormente salire senza bisogno di autorizzazioni fino al 10%. Oltre quella soglia Unicredit avrebbe bisogno della luce verde di Bce.
Così in Borsa le azioni Generali, che era già nel corso del 2024 viaggiavano ai massimi dal 2008, hanno continuato a guadagnare negli ultimi tre mesi (quasi il 20%), sfiorando oggi i 32,5 euro. Sale anche Unicredit, stamane a 48,15 euro in rialzo dell’1,13%
Tutti i soci del Leone stanno muovendo le loro pedine in vista dell’assemblea di Generali dell’8 maggio per il rinnovo di vertici e cda della compagnia. Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone, secondo quanto riportato dal Corriere, potrebbero presentare una lista “corta” di candidati per il consiglio, senza quindi proporre un candidato AD alternativo a Donnet, riproposto da Mediobanca.
Mediobanca tornerà a presentare il suo elenco di candidati come aveva fatto fino al 2019. Il ceo Alberto Nagel aveva già dichiarato di aver “preso atto delle dichiarazioni del cda di Generali che non è in grado di fare una propria lista” per via dei tempi e delle incognite procedurali: Consob deve infatti ancora emanare il nuovo regolamento emittenti. Così Piazzetta Cuccia studia una lista di maggioranza che candiderà il vertice uscente: il ceo Philippe Donnet e il presidente Andrea Sironi. Dovrebbe contenere 13 nomi e rispecchiare nello spirito una lista del cda quanto a indipendenza dei consiglieri, competenze, esperienze internazionali e sostegno al piano appena presentato da Donnet, secondo le indicazioni del board uscente della compagnia. Tra i candidati ci sarà anche un dirigente di Mediobanca per poterle consentire di consolidare a equity la sua quota del 13,1% nel Leone. Secondo la tempistica prevista, le liste saranno pubblicate 25 giorni prima dell’assemblea a Trieste, cioè attorno alla prima decade di aprile.
Invece Delfin, titolare del 9,7% del Leone, e Caltagirone (6,46%) potrebbero optare per una lista corta, con circa sei nomi, riporta il Corriere. La strategia, non ancora interamente definita, sembra quella di non ripetere la battaglia del 2022. L’idea che si fa strada sarebbe di superare l’appuntamento assembleare e aspettare il risultato dell’offerta publica di scambio lanciata su Mediobanca da Mps di cui gli azionisti rilevati sono Delfin e Caltagirone, affiancati da Banco Bpm, entrati nel capitale con l’ultima tranche di privatizzazioni del Monte da parte dello Stato che ne possiede ancora l’11,7%. Se l’ops di Siena andasse a buon fine, cioè al controllo di Mediobanca, Mps si ritroverebbe a governare il 13,1% che Piazzetta Cuccia possiede in Generali. A quel punto potrebbe chiedere il cambiamento del board della compagnia, proponendo questa volta anche nuovi vertici.